Benvenuti nel mondo dell’insulto facile
Sono senza parole. Ancora c’è chi offende e giudica in maniera talmente becera da far ribollire il sangue. L’assessore ai Trasporti del Comune di Lecce, Giuseppe Ripa (Pdl), è solo l’ultimo esempio di quello che, ultimamente sembra essere diventato uno sport nazionale: l’insulto libero. Meglio se usando i social network come megafono. Ripa, infatti, ha pensato bene di scrivere sulla bacheca di Facebook del sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che il governatore della Puglia, Nichi Vendola, è una «signorina» e affetto da «turbe della psiche».
Lasciando perdere i deliri di Ripa (che poi è corso al riparo con il solito ‘sono stato frainteso, chiedo scusa’), e le offese sempre più facili, resta un grosso problema che andrebbe estirpato: le persone che giudicano. Sempre e comunque. Senza mettersi mai in discussione, e, al contrario, fissandosi su piedistalli irremovibili. Gente che pensa che puntando il dito possa catalogare meglio il mondo, in modo manicheo, senza sfumature. Tu sei bianco, tu sei nero. E via, con un tourbillon di seghe mentali a senso unico.
Odio le persone così. Chi non è capace di distinguere. Chi ragiona per stereotipi, pensando che un certo modo di fare sia sempre e comunque giusto, e un altro sempre e comunque sbagliato. Perdersi in un bicchier d’acqua perché un certo comportamento non corrisponde a quello che si sarebbe immaginato, voluto, sperato. Il mondo è bello perché è vario. Perché c’è gente che non si uniforma, gente che guarda con curiosità un quadro di un artista famoso o un piatto di pastasciutta, gente che si volta dall’altra parte anche quando dovrebbe guardarti dritto negli occhi. Gente che ti abbraccia perché ti vuol bene, così, all’improvviso e ti lascia senza fiato. Gente che ama rospi che sembrano principi e, al contrario, gente che per cattiveria trasforma meravigliose creature in mostri. Per odio, paura, cattiveria, bassa stima di sè. La gente è fatta di persone. E le persone guardano, ridono, amano, lavorano in maniera unica. Nessuno guarda un altro o un’altra nello stesso modo. Nessuno ama qualcuno nella stessa modalità. Chi giudica e chi si erge a grande censore della azioni e dei pensieri altrui, non capisce la bellezza che si palesa davanti ai suoi occhi: la diversità.
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