Obama, Romney, The National e quella canzone contesa
“Fake Empire”. L’impero fasullo. Visto il titolo, non ci sarebbe da vantarsi né tantomeno da litigare per avere a propria disposizione una canzone del genere durante una campagna elettorale (ma ascoltatela, ne vale la pena). A maggior ragione se in gioco c’è la Casa Bianca. Eppure succede. Proprio come successe per “Born in the Usa” di Bruce Springsteen, nel 1984: Ronald Reagan, in corsa per la rielezione, se ne impadronì e il Boss si arrabbiò. Giustamente. Ditegli tutto, ma non dategli del repubblicano-liberista: lui che ha raccontato l’altra faccia dell’America. E ha cantato quelli per cui il Sogno Americano è diventato un incubo. Qualche lustro dopo, succede a The National a essere tirati per la giacchetta. L’Ohio University for Romney carica un video su Youtube per sostenere Mitt, affidandosi al pezzo della band americana: “Fake Empire”, appunto. E i ragazzi si indignano. Loro sono dei fedelissimi di Obama. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Ma se si fa un passo indietro, al 2008, si scopre che il video con cui Obama lanciò la sua trionfale cavalcata alla Casa Bianca era accompagnato proprio da “Fake Empire”. Il pezzo, nonostante il titolo e qualche inevitabile dileggio al momento della presentazione del video, portò fortuna. E The National si trovarono a spiegare più di una volta che quella canzone era essenzialmente una reazione alla presidenza di Bush. Che Obama abbia ascoltato anche le parole (nel video della sua campagna elettorale la canzone era solo strumentale), non è dato a sapersi. L’unica certezza è che The National sono dei fedelissimi elettori di Obama e su YouTube hanno commentato il video degli studenti dell’Ohio, prima arrabbiandosi per “l’appropriazione indebita” e poi ribadendo che ogni singolo elemento che ha lavorato a quella canzone voterà Obama. Un endorsement musicale, nonostante il presidente americano non li abbia inclusi nella sua colonna sonora per queste elezioni. Non si saprà mai quanti voti sposteranno i ragazzi di Brooklyn, ma volevano mettere i puntini sulle i. Proprio come fece il Boss.