I figli di Velasco
JULIO VELASCO ha cambiato la storia della pallavolo italiana, ha inciso su quella mondiale, ha allenato la squadra che per la Fivb, la federazione internazionale, è stata la più forte del pianeta e del secolo (scorso). E’ abbastanza prevedibile che, alla fine, quello che resterà del suo passaggio sotto rete saranno soprattutto i numeri e le vittorie di un allenatore comunque straordinario. Eppure io credo, conoscendolo un po’, che a Julio faccia sicuramente piacere coccolarsi la gloria passata, ma anche il fatto di aver costruito un’eredità tecnica vera.
MAGARI in realtà lui non ci pensa, ma a me è venuto in mente domenica quando ho notato che due suoi pupilli hanno dimostrato una volta di più di meritarsi la fiducia del maestro. Il primo, Gianlorenzo Blengini detto Chicco, 41 anni da Torino, vice di Velasco a Piacenza e a Modena, cammina con le sue gambe già da qualche anno. Prima a Santa Croce, poi a Vibo Valentia, ha già dimostrato di saper lavorare bene anche fuori dal cono d’ombra del mito. La sua Callipo in questo inizio di stagione ha espugnato ‘soltanto’ i campi di Trento e Piacenza, due squadre che possono puntare allo scudetto, ha battuto Modena in casa ed è stata sconfitta solo a Cuneo. Con un inizio così, alla vigilia si poteva benissimo pensare che al massimo i calabresi avrebbero avuto tre punti, dopo le prime quattro partite (tre delle quali in trasferta). Ne hanno otto, e a mio avviso si candidano con Latina al ruolo di vera mina vagante del campionato. Non sento Chicco da un po’, spero che nel frattempo sia riuscito a curarsi dal virus linguistico che la vicinanza con Velasco ha portato nel sangue di molti allenatori giovani, da Massimo Barbolini e Angiolino Frigoni in poi: non so perché, ma finiscono tutti per parlare con la cadenza argentina. Quando non vedono Julio per un po’, si disintossicano. Ma appena lo ritrovano, ci ricascano.
L’ALTRO figlio adottivo di Velasco questo problema non ce l’ha, perché è argentino davvero: si chiama Juan Manuel Cichello, ha 36 anni, è stato il vice di Velasco sulla panchina dell’Iran con cui ha vinto i Giochi Asiatici l’anno scorso, e ora guida Molfetta in A2. E’ in testa, con tre vittorie su quattro partite. Dice la sua scheda sul sito del club che ha iniziato nel 1995 (quando aveva 19 anni, quindi) nelle giovanili del Lanus, il paese di Diego Armando Maradona, bruciando le tappe e arrivando in Spagna al Palma de Mallorca, quindi alle nazionali giovanili argentine, giungendo anche secondo nel mondiale juniores.
E I FENOMENI? Ci sono anche loro, in Italia e nel mondo. Con il vantaggio di aver già scontato da anni il ‘contagio linguistico’, e di parlare quindi un italiano senza contaminazioni, se non quelle locali che avevano già. Da Cantagalli a Tofoli, che domenica si sono scontrati nel derby Reggio-Brolo in A2 sotto gli occhi di Andrea Giani attualmente nello staff di Berruto, da Lorenzo Bernardi a Fefè De Giorgi emigrati all’estero, a Roberto Masciarelli e Marco Bracci, per finire con Andrea Anastasi e Andrea Gardini che dopo aver guidato l’Italia oggi sono sulla panchina della Polonia, la squadra dei ‘figli di Julio’ è numerosa e soprattutto qualificata. Magari non lo ammetteranno, ma tutti applicano molti dei metodi e delle regole di gruppo che hanno imparato da lui. E sono sicuro che a Velasco piace soprattutto questa, di eredità.