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I miliardi sotto il mantello

Il mantello dell’invisibilità esiste. Lo ha inventato un italiano. Non in Italia, ovviamente. Lui è Alessandro Farsi, uno dei tanti cervelli in fuga che dopo la laurea é emigrato per fare ricerca (e viverci anche). Dopo meno di tre anni da quando è arrivato alla Cornell University, Stato di New York, Alessandro assieme al suo team di ricerca ha già all’attivo una scoperta storica. Il mantello dell’invisibilità appunto, che però non ha nulla a che vedere con le magie del famoso maghetto della saga Harry Potter.

Si tratta di un esperimento che ha dimostrato come sia possibile manipolare la luce attorno a un oggetto in modo da nasconderlo per un tempo determinato, si parla di miliardesimi di secondo. La scoperta potrebbe rivoluzionare il futuro dell’information technology. E c’è da scommetterci che le multinazionali dell’hi-tech non si lasceranno sfuggire l’occasione di business.

Sì perché i tanti cervelli fuggiti all’estero, significano anche tantissimi brevetti persi dal nostro paese. Oltre che a un impoverimento del nostro sistema di ricerca che, pur producendo grandi menti, spesso non é in grado di raccoglierne i frutti. E il sistema Italia ci rimette ben un miliardo di euro all’anno. A tanto ammonta il valore dei 243 brevetti che i nostri 50 migliori ricercatori producono all’estero invece che nel nostro paese. Un valore che priettato a tre anni arriva a toccare i tre miliardi di euro. Numeri allarmanti, contenuti in uno studio dell’Istituto per la competitività, che dovrebbero far riflettere sulla neccessità di un immediato cambio di rotta.

 Non solo prestigio dunque, ma anche un danno economico. E morale. Per chi nella maggior parte dei casi preferirebbe essere profeta in patria. Ma nel Belpaese si può vivere di ricerca? O è un lusso che pochi possono permettersi?