AAA Indignati cercasi per Cosentino e referendum
Uomini e cavalli. Nel giorno in cui la Camera salva «il camorrista» Nicola Cosentino dall’arresto e la Consulta sottrae «l’antidemocratico» Porcellum dalle grinfie referendarie, ad urlare il proprio sdegno davanti a Montecitorio sono solo alcune decine di lavoratori del mondo dell’ippica. E un cavallo. Qui convenuti, uomini e cavalli, per parlar di crisi e non certo di etica. Grillini, dipietristi, indignados, agende rosse, popolo viola, donne di «se non ora quando», uomini di «libertà e giustizia», giovani del Pd: tutti spariti. E’ dunque vero, Mario Monti un risultato l’ha in effetti ottenuto: ha congelato la protesta. La protesta fondata sulla concretezza di diritti e posti di lavoro a rischio (quattro, misere, ore di sciopero generale contro la manovra firmata da Monti il Cavaliere se le sarebbe sognate) ma soprattutto la protesta fondata sull’ideale di una politica dalle mani pulite e di un potere al servizio esclusivo del popolo. E, nel caso, della sua ghigliottina. Ovvio che se al posto di Monti ci fosse stato ancora Berlusconi le cose sarebbero andate diversamente. Il primo ad averlo capito è stato lo stesso Berlusconi, che infatti per essere sicuro di tenere Cosentino lontano da Poggioreale ha fatto dire che in caso di arresto il governo ne avrebbe risentito. Cosentino s’è dunque salvato. Quanto alla decisione della Corte costituzionale, secondo Marco Pannella c’è lo zampino del Quirinale, essendo Napolitano il Lord Protettore di Monti e dei suoi ‘ottimati’ rispetto alla politica e alle istituzioni. Ma può anche darsi che dal Colle nessuno si sia mosso. Non ce n’era bisogno. Era infatti ormai acquisito che se la Consulta avesse ammesso i referendum i partiti sarebbero entrati in fibrillazione e Monti avrebbe rischiato di cadere. La Consulta li ha dunque bocciati. E l’ha fatto contro la volontà di un milione e 200mila firmatari e il parere del 65% dei costituzionalisti italiani, tra i quali anche due ex presidenti della medesima Corte. Chi s’intende delle dinamiche del potere l’aveva previsto. Chi l’aveva previsto sostiene che se al governo ci fosse stato ancora Berlusconi la Consulta, pur di indebolirlo, avrebbe deciso diversamente. La tesi è verosimile. Che la giornata di ieri segni uno spartiacque politico è invece dubbio: celebrare la ritrovata sintonia tra Pdl e Lega grazie al voto antimanettaro appare ingenuo; ritenere che il monito della Consulta sul Porcellum e le parole di Napolitano abbiano un peso sui partiti, ancor di più. Il futuro della legge elettorale dipende dal futuro del governo Monti, oggi ancora incerto.