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Milan dopo Tevez: trionfo di Berlusconi e Pato, Galliani sacrificato, Allegri premiato sino al 2014

Mentre l’Inter sogghigna alla finestra e Moratti rimanda ogni discorso su Tevez a dopo il derby, in casa Milan si fa la conta di chi ha vinto e di chi ha perso. Non è difficile stabilirlo: per Berlusconi e Pato è stato un trionfo. Per Galliani un sacrificio durissimo da sopportare in termini di immagine e del ludibrio mediatico, cui lo stop del presidente l’ha esposto, a cominciare dai lazzi e dall’ira dei suoi stessi tifosi, furenti per la figura barbina. Allegri, invece,  gongola: alla buon’ora, dopo mesi di tira e molla e di ripetuti rinvii, curiosamente proprio oggi è stato annunciato l’autografo del tecnico sul nuovo contratto in scadenza il 30 giugno 2014.

E, mentre Pato deve tradurre il suo giuramento di fedeltà al Milan in gol e in prestazioni degne della sua fama, con l’auspicio che non faccia come Kakà (31 gennaio 2009: resto al Milan; 9 giugno 2009: firma per il Real) , è evidente come il rutilante caso  Tevez consacri lo spettacolare ritorno di Silvio Berlusconi nel ruolo di Dominus Rossonero. Che, peraltro, storicamente gli appartiene dal 21 febbraio 1986, quando salvò il club dal fallimento e gettò le basi per trasformarlo nella società più titolata del mondo in campo internazionale.

Ora sarà interessante seguire l’evoluzione dei rapporti fra lo stesso Berlusconi e il suo fedelissimo Numero Due, dopo 26  anni durante i quali l’asse di ferro non si è mai incrinato nemmeno per la ritirata di Marsiglia nel ’91. D’altra parte, c’è qualcuno che crede non sia stata ordinata dal Cavaliere? Se sì, telefoni a Bernard Tapie, ex presidente dell’Om.

Nonostante l’infortunio di Manchester, Galliani rimane il coartefice societario dello straordinario ciclo berlusconiano e, dimenticare i suoi meriti in questo momento di sporitva disgrazia è un esercizio che spetta ai deboli e agli invidiosi.

Ciò non toglie che l’inusitata spettacolarizzazione mediatica concessa dallo stesso Adriano all’Operazione Tevez fra baci, abbracci, pranzi, cene e foto a Milano come a Rio de Janeiro, con l’agente di Tevez, senza Tevez, con l’uno e l’altro, si sia ritorta come un boomerang sul vicepresidente vicario. Il quale ora si lecca le ferite, ma che, sicuramente, medita una rivincita.

Sommesso consiglio da chi non conta nulla: dimentichi Tevez e piombi su Bale. Ma, stavolta, nuotando sott’acqua. Potrà sembrare strano, eppure, lo Squalo troverà meno fiocine in agguato. E caso mai Pato in futuro gli chiedesse di essere ceduto, lo mandi da Berlusconi. Così se la vede lui.

 Xavier Jacobelli

Direttore www.quotidiano.net