Non hanno tolto la pistola a un killer potenziale: perchè?
Da Il Resto del Carlino di domenica, 15 maggio 2012: a Civitanova Marche un uomo uccide con otto colpi di pistola sua moglie sotto gli occhi della figlia. L’uomo possedeva una pistola anche se in passato aveva già mostrato segni di squilibrio. Ecco un mio commento.
Quattro storie da confrontare a quella di Civitanova, per stupirci un po’. Storia numero uno: due signori litigano per un tubo d’acqua confinante, volano parole grosse e ad entrambi viene revocato il porto d’armi.
Storia numero due: un ragazzo perbene dà un passaggio ad un altro giovane che fa uso di sostanze stupefacenti. Risultato: gli tolgono la pistola.
Terza storia: guida un po’ alticcio e va a sbattere in macchina contro una cancellata. Addio a caccia e fucile per diversi anni.
Quarta storia (e qui non c’entrano pistole e fucile): un automobilista ha un colpo di sonno, finisce fuori strada, cappotta e gli ritirano la patente, patente che in quel momento viene evidentemente considerata un’«arma» pericolosa nelle sue mani.
Nella storia — anzi nella tragedia — che si è consumata ieri nelle Marche — a Maurizio Foresi non era stata invece tolta l’arma assassina. Eppure un mese fa aveva aggredito violentemente sua moglie, pare con un’accetta, mandandola all’ospedale. Eppure era stato sottoposto ad un accertamento sanitario obbligatorio e ricoverato in Psichiatria.
L’arma regolarmente posseduta per sparare al poligono di tiro, l’ha puntata contro la sua compagna e l’ha ammazzata. Certo, forse anche senza pistola l’avrebbe uccisa. Forse, in preda al raptus, l’avrebbe finita con un coltellaccio da cucina. Forse l’avrebbe strangolata. Chissà.
No, niente chissà: Maurizio Foresi aveva fra le mani una pistola e — con tutto il rispetto — è incredibile che nessuno abbia pensato in queste settimane di togliergliela.