Il beach volley e il sole a strisce
IN TEMPI in cui il volley femminile italiano è uno spettacolo che mette tristezza per tutte le promesse non mantenute e le società saltate per aria, mi ha divertito un post, purtroppo non firmato, pubblicato sul sito di Vlbnation.com. Lo ha scritto una donna, parrebbe di capire, almeno a giudicare dai contenuti. Si intitola ‘Sai di essere un giocatore di beach volley quando…‘, ed è un elenco di considerazioni nelle quali si ritroveranno molte persone che conosco e che sono appassionate di questo sport.
L’anonima autrice apre l’elenco dei motivi così: “Sai di essere una giocatrice di volley quando le righe della tua abbronzatura potrebbero sfidare quelle di una zebra”. E aggiunge: “Quando riconosci le tue compagne dalla faccia, ma anche dal di dietro”. E ancora: “Quando non ti lamenti di dover andare ad allenarti, ma lo fai quando l’allenamento è cancellato. Quando hai incubi notturni con gente che urla la parola ‘riga!’. Quando un dottore ti dice che dovrai stare seduto per 4-6 settimane, e tu torni ad allenarti dopo 4-6 giorni. Quando i tuoi amici chiedono quale sia il calendario della tua stagione prima di invitarti ad uscire. Oppure non ti invitano perché si aspettano che tu sia impegnata a giocare. Quando le parole ‘arrendersi’ e ‘mollare’ non fanno parte del tuo vocabolario. Quando la maggioranza delle tue uscite sociali sono con altri giocatori di pallavolo. Quando tutte le tue t-shirt vengono dai tornei in cui hai giocato. Quando hai più vestiti da allenamento che da sera. Quando, per sgomberare la mente dai pensieri, vai a giocare a pallavolo una volta di più. Quando il mobile della tua cucina contiene più bottigliette d’acqua che bicchieri. Quando associ il nome di Las Vegas a un torneo e non al gioco d’azzardo. Quando le tue vacanze sono organizzate verso località in cui potrai giocare a pallavolo”.
E infine, “quando trovi regolarmente sabbia nei posti più impensabili: tra le lenzuola del tuo letto, nelle tue orecchie, in tutta la tua macchina, nell’ombelico, ecc”.