Lo Stato ha ceduto le scuole ai supermercati
TENERE in piedi le scuole italiane (dopo i tagli dei fondi) sono sempre di più i supermercati e i loro clienti. Per avere carta, dvd, lavagne Lim, pc portatili, microscopi, stampanti ormai non resta che la raccolta punti. Le catene commerciali lanciano la campagna promozionale, le scuole aderiscono, i genitori corrono a comprare e quindi consegnano i punti raccolti agli istituti frequentati dai figli, et voilà arrivano i premi. Vale a dire i mezzi indispensabili per assicurare una decente attività didattica. A Padova, la scuola elementare «Gesù-Maria» ha raccolto così tanti bollini da assicurarsi ben 5 lavagne Lim (e considerato il nome dell’istituto, si può parlare di miracolo). Sempre nella stessa città, l’Università ha vinto tre risme di carte A4 per fotocopiatrice. Insomma c’è la corsa (all’ipermercato) per assicurarsi quanto serve tra i banchi di scuola. Un elogio va fatto ai genitori che rinunciano a cyclette e tv pur di non far mancare il necessario ai figli. Parafrasando lo slogan di un famoso marchio, a ognuno di loro si può dire «la scuola sei tu». A patto che dopo aver pagato le tasse scolastiche, vada al supermercato. Ma già che ci siamo, perché non fare la raccolta punti per avere uno Stato di cui non vergognarci?
(pubblicato su Qn-Carlino-Nazione-Giorno il 19 gennaio 2013)