I Barbari sognanti di Maroni alla conquista del partito
NONOSTANTE le assicurazioni dei vertici, nel movimento poco o nulla è tranquillo. E il veto di Bossi a Maroni, sia pure rientrato, ha scatenato una tempesta. Se prima del «Cerchio magico» che imprigiona il senatur si sussurrava, oggi si discute. Ne fanno parte il capogruppo al Senato Federico Bricolo, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, e la vicepresidente del Senato Rosi Mauro che ha addirittura preso la sua residenza a Gemonio, proprio di fronte a casa del capo. Per controllarlo meglio, dicono tanti. Al Pirellone, meta molto ambita dai lumbard per il dopo-Formigoni, c’è l’erede Renzo Bossi, cui è vicina l’assessore allo Sport Monica Rizzi. Tutti molto ligi ai diktat della moglie del senatur, Manuela Marrone. I seguaci di Maroni invece hanno da poo scelto il nome di battaglia di Barbari sognanti. E qualcuno dice che siano il 99 per cento del movimento. Maroniani doc sono il segretario nazionale della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti, il senatore Massimo Garavaglia, Giacomo Stucchi segretario dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, il deputato Paolo Grimoldi.
Folta la pattuglia lombarda capitanata da Matteo Salvini, ma ci sono anche il sindaco di Varese Attilio Fontana e il segretario provinciale milanese Igor Iezzi. Poi ci sono i calderoliani, vicini al nuovo presidente del Parlamento del Nord, che in questo momento fanno da ago della bilancia.
NOME non trascurabile quello del vicepresidente di Regione Lombardia Andrea Gibelli, fuori dal Cerchio ma tanto vicino a Bossi da ricevere l’incarico di gestire l’infuocata assemblea di Varese che fruttò l’elezione bulgara del bossiano Maurilio Canton. E c’è l’area veneta, molto più compatta. L’amato sindaco di Verona Flavio Tosi, molto vicino a Maroni, il presidente della Regione Luca Zaia. Anche il governatore piemontese Roberto Cota, per un periodo tentato dalle lusinghe del cerchio magico, si è ora sganciato ed è tornato in area neutra. Anche se Bobo, idolatrato dalla base, e sempre più popolare tanto da essere già stato incoronato erede naturale della Lega Nord, rischia proprio per questo di veder crescere i suoi nemici ai vertici.