Non so perchè facciano passare Fazio (Fabio) per un fenomeno intellettuale, la Littizzetto per una grande comica e il loro Festival di Sanremo per uno spettacolo alternativo, un esempio di cultura nazionalpopolare con gli attributi, mica televisione straccia.
Forse io sono troppo grezza per apprezzare la raffinatezza delle solite battute a doppio senso e parolacce a senso unico di cui la grande comica già ci omaggia ogni fine settimana, sempre a spese nostre. Forse sono troppo limitata per capire che se il pubblico contesta durante la gestione Clerici o Morandi è tutto un bluff così salgono gli ascolti, mentre se contestano la gestione del fenomeno sono gli altri che vogliono farsi notare perchè lui degli ascolti se ne frega, conta la qualità: poi però sceglie come ospiti centrali della serata dei bei pezzi da novanta, campioni di auditel, di incassi in rubli, di gossip, dell’autentica canzone italiana.
Già, e le canzoni? Qualcosa di notevole si è sentito (non per caso a firma di Luttazzi e Gragnaniello, altro che alternative…). Ma in generale erano testi e armonie schizofreniche, con interpretazioni a volte da sbadiglio a volte più comiche dei comici istituzionali, comunque lontani dai gusti e dalla comprensione della maggioranza degli italiani. Come dire la negazione del Festival, che piaccia o non piaccia ha sempre avuto successo proprio perchè in perfetta sintonia con l’italiano medio, difetti compresi.
Volendo fare gli alternativi, tanto valeva mandare la premiata coppia Fazio-Littizzetto al Carnevale di Viareggio, dove da anni non si vedevano carri così poveri di fascino e creatività. In quell’atmosfera di allegria forzata e colori incrostati l’intellettuale della mutua e la grande comica dei culo, tette, cacca di piccione avrebbero fatto un figurone. E si sarebbero sentiti molto più a loro agio dell’ospite d’onore di Burlamacco, Pippo Baudo. Che anche un po’ ingobbito e con i capelli non più mogano ma grigi, al Festival di Sanremo farebbe sempre comodo.