Vorrei far notare che al Festival per le famiglie non sono stati ammessi solo lo Spirito Santo e la Divina Provvidenza, la redenzione di Grignani e la croce tatuata sul polso della Tatangelo. Ci sono anche esseri umani che non sanno se definirsi uomini o donne (Mauro Coruzzi in arte Platinette), un gay che ha fatto outing (Tiziano Ferro), una coppia di divorziati con l’ex marito che ha avuto due figli da un’altra (Al Bano e Romina), la drag queen dei transgender (Conchita Wurst) e non siamo ancora a metà percorso.
La differenza è che mentre il maestrino Fazio calava dall’alto persone e cose per istruire il popolo ignorante, con Carlo Conti diventa tutto molto naturale, anche quel tipo in abito lungo di chiffon con la barba e una voce stratosferica. E che invece di farci sentire degli imbecilli, questo Festival ci fa sentire come un gruppo di amici intorno al camino: qualcuno che si diverte, qualcuno che sbuffa, qualcun altro che si appassiona e altri ancora che si addormentano perchè non sta scritto da nessuna parte che Sanremo debba piacere per forza.
Dev’essere proprio questa normalità a far tracimare il livore di certi commentatori, altrimenti bisognerebbe pensare che siano in malafede e non voglio pensarlo. La normalità uccide il protagonismo, umilia la presunzione, mortifica la fantasia, costringe chi deve raccontarla ad uscire dal suo mondo per confrontarsi con la realtà, a scrivere non per se stesso ma per gli altri. Ecco perchè il Festival di Conti alla fine riceverà più critiche che elogi: perchè fa diventare persone qualunque anche i giornalisti e non glielo perdoneranno mai.

p.s. preferite le tette cadenti di Arisa o i calzini di Biagio?
p.s.2 ora che le avete sentite tutte, quali sono le prime cinque canzoni della vostra classifica?