Non bastava l’approssimarsi dell’8 marzo, con il suo carico di retorica e quei fasci di mimose che solo per l’odore ti fanno venire l’allergia. A rendere ancora più imbarazzante la posizione delle donne, che già di questi tempi non se la passano benissimo, ha pensato una delle più illustri rappresentanti del genere in Italia: Laura Boldrini, presidente della Camera. Anzi, presidentessa, per dirla alla sua maniera.
In effetti il nostro problema oggigiorno è proprio questo: farsi chiamare avvocatessa, consigliera, magistrata, ministra (occhio alla seconda vocale, signori maschilisti abituati a farvi servire in tavola tutte le sere). Un’iniziativa a dir poco ridicola, se non fosse che la vicenda presenta anche risvolti drammatici pensando alle battaglie vere che le donne son costrette ad affrontare quotidianamente.
Di sicuro tutte noi preferiremmo essere declinate al maschile e avere qualche aiuto in più, in Parlamento e fuori. Per esempio un welfare che ci consenta di sostenere il doppio impegno lavoro-famiglia senza ammazzarsi di fatica e di sacrifici economici. Asili nido, orari flessibili, assistenza sanitaria e detrazioni adeguate alle esigenze del momento, lotta alla discriminazione e ai pregiudizi quando si tratta di far carriera. Maggior tutela, anche giuridica, per le vittime di violenza.
Da un’alta rappresentante della Repubblica ci si aspetterebbe qualcosa di concreto, non l’impegno su questioni futili in nome di un femminismo solo di facciata, oltre tutto una facciata ormai stinta e dilaniata dalle crepe.
Ma certi atteggiamenti plateali non sono una novità. Fateci caso: ultimamente la presidentessa non perde occasione per prendere le distanze da Renzi e complicargli la vita, metodo piuttosto singolare di interpretare un ruolo che in teoria dovrebbe rimanere al disopra delle parti e contribuire a stemperare le tensioni. Così singolare che non solo il premier, ma molti parlamentari, stanno covando un sospetto sempre più forte: che la Boldrini lavori per guidare l’area politica a sinistra del Pd.
Di genere rigorosamente femminile, insomma, ma pasionaria soprattutto di se stessa.