Divorziata, con un nuovo compagno, quando vado a messa prendo sempre la comunione: don Marco, secondo lei faccio un peccato così tremendo?
“Fai una cosa che la Chiesa dice di non fare”.
Quindi devo sentirmi in colpa anche per quando ancora non ero convivente?
“Questa è una cosa diversa. Se hai solo un’amicizia e vivete in castità, come fratello e sorella, allora puoi accedere ai sacramenti. Magari ti si chiede di non andare nella tua parrocchia, perchè c’è anche questo aspetto da tener presente:  chi ti conosce può dire ma guarda questa, divorziata, riaccompagnata e fa la comunione, che razza di comportamento è?
Cioè la Chiesa ti giudica in base a quello che dice la gente?
“Si consiglia di non creare scandalo, tutto qua. Hai mai pensato se ci siano gli estremi per rendere nullo il tuo matrimonio?”
Mai
“Dovresti farlo, ci sono tanti motivi che possono invalidarlo. Certo, è un percorso impegnativo e non sempre piacevole perchè bisogna indagare, ti fanno tante domande ma questo significa affidarsi alla Chiesa per capire se hai fatto una scelta consapevole o no, visto che all’epoca eri molto giovane. E così finalmente ti sentirai in pace con te stessa”.
Guardi, sinceramente, solo l’idea che per redimersi si debba pagare la Sacra Rota mi fa venire il nervoso
“Intanto credo che rendere nullo il matrimonio oggigiorno costi meno di un divorzio, poi devi considerare che è un lavoro come un altro e chi se ne occupa ha diritto di essere pagato”.
Ma la sostanza non cambia, in definitiva è sempre un problema di soldi
“Non direi, casomai è un problema di coscienza. La tua”.
In che senso?
“Nel senso che io ti sto dicendo cosa chiede la Chiesa ma alla fine sei tu che devi scegliere. Per quanto mi riguarda, se due persone divorziate come siete tu e il tuo nuovo compagno decidono di passare insieme la seconda parte della vita non ci vedo niente di male, anzi, la trovo una cosa positiva. Tanto più che nel vostro caso stiamo parlando di persone mature e di un rapporto serio, fondato su sentimenti veri perché non credo che dopo aver sofferto una volta ci sia la voglia di fare le cose con superficialità. Dunque, fin qui non posso dire che bene di questa scelta”.
Andando avanti invece?
“Se parliamo di sacramenti è chiaro che nella mia posizione non ti dirò mai che puoi fare la comunione, finchè la Chiesa riconosce un solo matrimonio. Ma non ti dirò mai nemmeno che non puoi farla”.
Perché?
“Perché quando la vita finisce non ci si pone davanti alla Chiesa ma davanti a Dio, è a lui che dobbiamo rendere conto delle nostre azioni. Quindi tocca a te scegliere, secondo quello che ti suggerisce la tua coscienza. Anche perché se al prossimo Sinodo della famiglia dovessero cambiare le cose, che si fa?”.
Cosa dovrebbe cambiare?
“Non succederà ma mettiamo il caso che si decida di riconoscere un secondo matrimonio, non è che improvvisamente uno si sente più a posto per questo: se muori prima di ottobre sei un peccatore e se muori dopo il Sinodo invece no? Anche se cambiano le cose, ognuno di noi resta sempre la stessa persona. E resta sempre una coscienza personale con la quale mi pongo davanti al buon Dio e gli dico ‘questa è la mia storia, la mia realtà’”.
Ma questo è andare contro le regole della Chiesa
“Sbagli, questo non vuol dire infrangere le regole né sminuire il problema ma piuttosto guardarlo in faccia  e affrontarlo da altri punti di vista che è quello che sto cercando di fare: offrirti prospettive diverse”.

1- continua