camilleri-giostraPovero commissario Montalbano. Il tempo passa, e lui è sempre più in preda alle ‘vicchiaglie’. Per dire: vorrebbe mettere legge tra due litiganti? Scende con un salto sulla pilaja, si intromette ma poi finisce in caserma (dagli odiati carabinieri) con tanto di occhio nero. Ha per le mani un’indagine con due belle ragazze di mezzo, ma non subisce il loro fascino, neppure per un secondo. Poi torna a casa, a Marinella, guarda il mare limpido della notte, vorrebbe ma si nega il solito bagno, per paura dei malanni.

E soprattutto: pensa di governare la sua indagine da padrone e si ritrova invece un pupo, vittima non tanto dell’abilità dell’assassino, come altre volte era capitato, ma di una assurda giostra (‘La giostra degli scambi’, Sellerio, 2015) in cui lui stesso è il primo a fare confusione. Anche il lettore, stavolta, vorrebbe dirgli: occhio Montalbano, stai prendendo un abbaglio. Montalbano fuoristrada? Ma va, qualcosa, vedrete, riuscirà a inventarsi.  Ma povero, in ogni caso: continua a imbarcarsi in storie sempre più sanguinose e complicate solo per il nostro diletto. Ma noi restiamo comodi in poltrona e lui invece, con l’età che avanza, fa sempre più fatica.

Perché quei 21 anni che lo separano dalla volta in cui ha scoperto la forma dell’acqua, per Montalbano lentamente ma sono passati davvero. Lui invecchia e si vede. E pensare che i suoi colleghi, protagonisti di saghe di libri e fumetti ormai longevi quanto la sua, rimangono sempre uguali, sempre giovani e forti e alcuni, (prendi Zagor o Dylan Dog) vestono addirittura allo stesso modo. Lui invece no: perde colpi, si distrae, fa le indagini a carta e penna mentre attorno a lui furoreggiano i computer e gli smartphone.

Ormai però, a far due calcoli, ha più di 60 anni. Guarda a un futuro, sia pure lontano, fatto di pace dei sensi e mangiate di pesce, non certo di azione e colpi di testa. Il colpevole è quell’insensibile di Andrea Camilleri. Che se ha cambiato idea su Fazio (nei primi libri era più anziano di Montalbano, adesso, ormai, anche nei libri è quel ragazzotto che vediamo in tv) una cosa l’ha detta e rispettata fin dall’inizio: ha deciso che il suo eroe sarebbe invecchiato e così è stato. Scelta azzeccata, certo, visto che è questo che ce lo rende sempre più simpatico.

Ma è malefico, l’autore, perché se il commissario di Vigata invecchia Camilleri invece, novello Dorian Gray, libro dopo libro ringiovanisce e trova vigore narrativo. Trasferendo le sue rughe al personaggio, cimentandosi in storie, come questa, che non prendono spunto dalla cronaca ma sono totalmente inventate. Poi, per dire: è il narratore, nella Giostra degli scambi, a governare l’indagine col lettore. Ed Montalbano, questa volta, a prendere gli abbagli. Demodè: vorrebbe controllare le agenzie di viaggi per capire chi è partito di recente per Lanzarote, ed è il novantenne Camilleri, per voce di Mimì, a irriderlo e sbeffeggiarlo: “Ma chi vuoi che vada più in agenzia viaggi? Ormai i voli si prenotano sul sito”.

Fantastico: in questa storia, poi, come la precedente ormai integralmente in dialetto siciliano (anzi, camilleriano), il povero Commissario prende inedite cantonate e ineditamente tira i remi in barca, dritto, senza più coltivare i suoi ragionevoli dubbi. Sarà che non corre più, no fa cazzate, non salta i pasti, non si nega il sonno, non scopa e non litiga, neppure con Livia. Gli è rimasto solo il whisky di fine serata, sulla verandina, a ragionare sull’indagine. Tanto se deve studiare una scena del crimine non ci entra più di notte, vestito da ladro, commettendo almeno tre reati, ma preferisce farsi accompagnare direttamente dall’accusato, per farsi aprire la porta con la chiave.

Ha ancora senso correre dietro a questo rottame qui? Ha senso, eccome. Perché le vicchiaglie, a Montalbano, hanno finalmente portato giudizio. Si crede ancora dio e giudice insieme, certo. Ricostruisce le scene del crimine come fossero un film che piace a lui. E sta poi alla verità accomodarsi negli spazi che lui ha creato. Decide insomma, ancora, la vita e la morte delle persone, la loro salvezza e la perdizione, sulla base di un personale metro di giudizio che non è la legge italiana né tantomeno gli ordini del signor questore. Ma adesso sa ricredersi, guardarsi da lontano, e soprattutto la vecchiaia che avanza gli ha lasciato un buon orecchio: se la risposta, anche la più probabile, ‘non sona bene’, la verità, spingi e tira, dovrà far partire i suoi violini, tra gli applausi dei vigatèsi, e dei lettori innamorati.