Due fumetti a puntate allietano questo agosto. Il primo è ‘Equatoria‘, il secondo racconto di Corto Maltese a essere edito dopo la morte del suo creatore, Hugo Pratt, scritto e disegnato da Juan Dìaz Canales e Rubén Pellejero. Il secondo è un esperimento anch’esso inedito: un racconto estivo a puntate, del tutto estemporaneo, che Zerocalcare e Nova si stanno rimpallando sulla loro pagina Facebook.

Il primo è una sfida, già vinta in passato: era il 2015 quando Dìaz Canales e Pellejero violarono il tempio di Hugo Pratt con la pubblicazione in contemporanea in cinque Stati di ‘Sotto il sole di mezzanotte‘, il primo – e fino a questa estate unico – episodio del marinaio maltese a non essere scritto e disegnato dal suo papà naturale.

Anche il secondo esperimento è una sfida, ma più che altro contro il tempo e la voglia: sia Nova che Zerocalcare (dicono) sono infatti alle prese con impegni professionali imminenti tali per cui, coscienziosamente, dovrebbero tenere a bada le perdite di tempo. Zecocalcare, nello specifico, sul suo profilo ha di recente annunciato l’uscita imminente del suo prossimo e attesissimo libro. E da quando è noto al grande pubblico il fumettista di Rebibbia, è noto parimenti il suo rapporto conflittuale con le scadenze, le perdite di tempo e gli ‘accolli’ trasversali. Ma uno svago ci vuole, con questa calura. E così con Nova (anche lei è da tenere d’occhio) quasi per gioco hanno preso a scambiarsi delle strip estemporanee in cui lo svolgimento dell’azione è affidato al lancio di un dado. Due fumetti a puntate, insomma. Quasi in contemporanea, pur con le dovute differenze di budget: il secondo non costa nulla, né a chi scrive né a chi legge.

Personalmente, e per quanto possa valere, non sto leggendo il primo, e conto le ore in attesa di una nuova puntata del secondo. Strano: per nulla schiavo dei simboli, mainstream quanto basta e genericamente di bocca buona, soprattutto quando si tratta dei miei miti, in genere non disdegno inediti embrionali, lettere ai parenti, post-it e rimasuglie di canzoni smozzicate e rinvenute dagli eredi affamati. Strano due volte, perché il Corto Maltese sembra disegnato bene, e stile, storia e sceneggiatura sembrano degni. Ma mi sono posto delle domande: sarò in grado tra 50 anni (spero non prima), di leggere un Montalbano non scritto da Camilleri? Vederne un film-tv forse anche sì, a patto che ci siano gli stessi attori. Ma un libro? Duecento pagine in brossura Sellerio colme di ‘macari’, ‘Salvuzzu’ e ‘saltafossi’ ai mafiosi scritti da qualcunaltro, che so, un esperto, un pool di autori, l’assistente del Maestro… No, meglio di no.

O sì, magari lo farò, perché vivo l’amore per libri e dischi smussando costantemente i miei angoli. Quindi aspetto il giorno in cui leggerò ‘Equatoria’, lo troverò bellissimo e penserò di essere stato sciocco. Ma magari non avverrà. Perché un fumetto è qualcosa di estremamente complicato, soprattutto quando chi lo ha prodotto – come nel caso di Hugo Pratt – ne è stato l’ideatore, il soggettista, lo sceneggiatore e il disegnatore, e chi legge da anni si scervella per capire in quali di queste cose sia stato più bravo. Troppo alto il rischio di riprodurre pedissequamente i tratti del marinaio maltese e non ottenere un briciolo di quella magia.

E poi perché farlo? Perché riportarlo in vita? Forse perché per anni abbiamo creduto che la storia del fumetto italiano si fosse fermata a Tex, Diabolik e Dylan Dog, a Hugo Pratt, Milo Manara, Andrea Pazienza. Che non ci fosse spazio per altro, e che le grafic novel fossero roba da francesi, e le grandi saghe appannaggio degli americani. Finché non è arrivato Zerocalcare. Con il suo stile, la sua creatività, la sua originalità. Il punto è che in certe arti è complicatissimo rompere il soffitto di vetro, come succede alle donne nei luoghi di lavoro: arrivi a un pelo dalla cima e ti accorgi che oltre non si va. Per riuscirci serve uno Zerocalcare. Che va da Fazio e si emoziona. Che risponde ancora agli accolli di amici, conoscenti e vicini di casa (Mi disegni le partecipazioni del matrimonio?). E che si chiude in casa per rispettare le scadenze e poi non resiste a regalarci i suoi straordinari cazzeggi a puntate, insieme con “Il più stupido di tutti i miei contatti facebook, Nova“, come spiega lui.

Lei, Nova, non è da meno: “Io e Zerocalcare – racconta – abbiamo creato un gioco perchè ci piace essere in ritardo sulle consegne in maniera professionale. Le regole di questo gioco sono state strutturate da un team di eminenti neurochirurghi per venire incontro alle ignobili capacità mentali di entrambi: E’ un dialogo a fumetti, una vignetta a testa. si tira un dado ad ogni turno, se esce pari l’azione in atto va in porto. Se esce dispari, fallisce. E’ una cosa che affonda le sue radici dell’improvvisazione teatrale, nelle comic battle e nel kinder bueno quando scartandolo vincevi il motorino oppure no. Probabilmente nel giro di poche settimane sfocia nel gioco d’azzardo e nei combattimenti clandestini coi cani come tutte le relazioni lavorative serie. Enjoy”

Seguono le tavole. Al momento sei. Le trovate qui. Vincono loro. Viva i soffitti infranti.

Simone Arminio