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Musica / I favolosi Beatles nel magico mondo di Alvarortega

Devo a mio figlio, beatlesiano di ferro a poco più di tre anni (sa chi è Pete Best, per dire, anche se crede che con Ringo siano buoni amici) la fantastica scoperta di Alvar Ortega e dei suoi Beatoons. Vignettista, cinquantaquattro anni, spagnolo di Vitoria, Paesi Baschi, Ortega è complicato da reperire sul web, principalmente a causa di una quasi omonimia con  Alvaro Ortega, l'arbitro colombiano assassinato nel 1989 per aver annullato un gol all'lndependiente di Medellin. Più facile trovare i suoi lavori, andando direttamente sul suo sito internet o seguendo su Youtube la traccia della sua firma, Alvarortega.

Mio figlio ed io lo abbiamo scoperto praticamente per caso, qualche mese fa. Paolo è appassionato dei Beatles, si diceva, e quando può mi chiede di ascoltare un disco (li riconosce dalla copertina e dalle prime note, e non di rado mi corregge se dico che tal canzone si trova in 'Rubber soul' e non è così, o se dico che stiamo ascoltando 'Beatles for sale' invece di 'A hard day's night'). Oppure mi chiede di guardare su internet i video dei Beatles. Soltanto che i video dei favolosi quattro sono una dozzina scarsa, o pochi di più. Sempre gli stessi, sempre uguali, inchiodati a una storia finita e per di più in là negli anni, in un periodo in cui, anche se eri la popband del momento, realizzare un filmato era comunque un'eccezione. Complicato da farlo intendere a un bambino di tre anni, che già mi guarda scettico quando gli dico che no, non usciranno nuovi dischi e non potremo vederli mai dal vivo.

Così per assecondare la sua disperata ricerca di novità dei Beatles sul web, a un certo punto - incuriosito anch'io - l'ho convinto a cliccare su un cartone animato. D'altronde la preview prometteva bene: erano favolose caricature dei quattro di Liverpool, dai tratti spigolosi e le teste più grandi del corpo, con i loro difetti e i loro caratteri bene in mostra: i dentoni e la spocchia saputella di Paul, l'ironia e l'eclettismo di Ringo, il volto spigoloso e la riservatezza di George, la sfrontatezza da leader di John.

Abbiamo guardato il primo video: i quattro suonano Paperback writer, e il set raffigura perfettamente quello del videoclip originale. Ci sono i Beatles che provano nel giardino di una villa. Suonano in tre, visto che Ringo è privo di batteria e si limita a starsene poggiato al capitello di una statua, ad annusare l'aria. Fin qui la riproduzione in cartoon dell'originale. Arricchita però da piccoli particolari che al beatlesiano puro daranno una gran gioia. Il dente, ad esempio: il video originale fu registrato a inizio del 1966, e sul volto di Paul erano ancora ben visibili i segni dell'incidente che ebbe in moto a fine 1965, quello in cui si ruppe il labbro, si scheggiò un dente e, secondo la più celebre delle teorie cospirazioniste, morì, venendo poi sostituito per il resto della sua vita da uno sventurato attore scozzese, suo sosia.

E' l'immaginario con cui gioca Alvarortega, che ci mostra le riprese del videoclip, interrotte più e più volte dal regista proprio per via di quel maledetto dente che manca. Ma cosa diavolo è successo? Domanda il regista. "Ha avuto un incidente in moto", chiarisce John, mentre Ringo sornione, appoggiato alla sua statua aggiunge "ma per fortuna non è morto". Parte allora una sequela di soluzioni da provare, una più stramba dell'altra: canta John? Non se ne parla. Realizziamo un cartone animato? "Ma stai scherzando?" Inseriamo dei sottotitoli da sovrapporre sul volto di Paul? Inguardabili. Pixelliamo la bocca di Paul? "Siamo nel 1966 - fa notare John - i pixel verranno inventati tra 14 anni". E via così, fino all'intuizione: George chiama un medico, il doctor Robert (quello  dalle ricette facili del celebre brano) e tutto si risolve in un mondo di colori lisergici.

Inutile dire che questo video, per me e Paolo, è diventato subito un must. Ma soprattutto è stato l'apripista verso un mondo fantasioso di videoclip a tema Beatles, divertenti e a loro modo geniali, che ci mostrano i favolosi quattro come non li abbiamo mai visti: dietro le quinte, in studio, durante il loro processo creativo (esistono solo dei preziosissimi audio, e per fortuna), o in India alle prese con il controverso santone Yogi. Un universo beatlesiano fatto di cambi d'abito in timelaps e studio gags: Ringo sostituito da un bellimbusto dal suono perfetto, come avvenne nella realtà, nella registrazione del primo brano, Love me do; Paul geniale primo della classe, che vuol suonare tutto, finendo per far piangere George; l'eterna lotta tra John e Paul a suon di idee, accordi e ritornelli, in una fantasiosa ma divertente genesi di molti brani celebri. I momenti ilari non mancano, le basi musicali sono ottimamente rifatte e in perfetto sincrono con le immagini disegnate, e anche il più spocchioso degli esperti dei Beatles non potrà che apprezzare divertito il mondo di rimandi e citazioni all'enciclopedia e all'aneddotistica della band. Consigliatissimi, davvero, questi Beatoons. Parola di Paul, mio figlio.

Simone Arminio

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