Ci sono giorni dove guardando i professionisti, i più forti al mondo per giunta, mi rinfranco. Non parlo del sadismo legato nel veder loro soffrire sui green impossibili dello US Open di qualche anno fa. Quello non mi dà piacere. Non provo godimento nel veder qualcuno giocare male, che sia il più forte al mondo o il neofita 36 di handicap. Da golfista comprendo la profonda sofferenza legata a una prestazione scadente o che non soddisfi le proprie aspettative. Quante volte è capitato anche a me!

Quello che pensavo un tempo era: arriva un momento dove scatta qualcosa, si alza il livello, si riescono a limitare i danni e si riesce a giocare più o meno sempre nello stesso modo. Lo pensavo da giocatore di terza categoria, poi da giocatore di seconda e anche di prima. Sensazione mai provata sino in fondo. Allora mi sono illuso che quando un giocatore diventi scratch, professionista o meno, riesca a flirtare costantemente con il par. Evidentemente non è così. Rory McIlroy ce lo ha confermato nei primi due giri dello Scottish Open. -7 il primo giro e +7 il secondo. Ma vi rendete conto anche voi? 14 colpi di differenza tra due giri, sullo stesso campo a 24 ore di distanza! Quello che mi piacerebbe capire da Rory è cosa pensa uno dei top player al mondo durante un giro così e anche come affronta il prossimo giro. Ecco, questa potrebbe essere una splendida lezione teorica alla quale mi piacerebbe partecipare. Non vi limitate a dirmi che si dimentica, che fa parte del gioco. Questo lo so. Quello che vorrei sapere è il pensiero sul tee della buca 1 del giorno dopo. O quando parte per la prima volta un altro gancio.

Non penso che una cosa del genere possa capitare in altri sport, specie se individuali e senza un antagonista diretto. Nell’atletica si cresce o di scende gradatamente. È impossibile che Bolt corra i suoi prossimi 100 metri in 14 secondi. Stessa cosa nello sci, nel nuoto… si può vincere o perdere una gara, ma la differenza nella propria prestazione è spesso legata a pochi decimi di secondo. Nel golf no. McIlroy è passato da 64 a 78 colpi. Noi dilettanti, con risultati analoghi (ma rapportati al nostro livello) passiamo dall’amare questo sport (pensando di aver capito tutto!) a odiarlo profondamente (al punto di rovinarci giorni interi ripensando agli errori commessi). Poi però l’amore torna sempre. Chissà che avrà pensato Rory…