La nuova formula del Cadillac Match Play, secondo World Golf Championship della stagione, quest’anno è parzialmente cambiata. Lo scontro diretto a punti, match play, è ovviamente rimasto ma, al posto degli incontri a eliminazione diretta sin dal primo turno, con il quale si rischiava di perdere subito i migliori, si è optato per i più sicuri round robin, che garantivano almeno tre giri di campo per tutti.
La formula ricalca quella delle ben note Europa e Champions League (che negli States non sanno cosa siano) ed è già adottata in altre gare. Divisi in 16 gironi da quattro golfisti ognuno incontra un avversario nei primi tre giorni. Vittoria un punto, sconfitta zero e niente pareggio (previsto in altre competizioni). Alla fine sono passati i migliori di ciascun gruppo e si è dato il via agli scontri diretti.
A differenza del calcio, dove a parità di motivazioni una squadra più debole difficilmente può vincere contro una più forte, nel golf il campo gioca una componente fondamentale e chiunque può vincere o mettere in difficoltà i più forti. Di fatto un CSKA Mosca non potrà mai vincere con il Bayern Monaco mentre Henrik Stenson, numero tre al mondo, può perdere con John Senden, numero 65.
Hank Haney, ex coach di Tiger Woods che aveva lasciato nel 2010 a seguito dello scandalo e che ogni tanto deve far ricordare al mondo di esistere, ha twittato che questa formula non lo convince poiché alcuni match del terzo giorno avrebbe messo in campo giocatori già estromessi e quindi privi di motivazioni. Probabilmente il 59enne dell’Illinois negli ultimi anni ha seguito il soccer, magari quello italiano nel quale senza più motivazioni e obiettivi le grandi vanno in vacanza anticipatamente, o peggio ancora Mondiali o Europei dove abbiamo tristemente assistito a clamorosi “biscotti”.
Il golf non è così. La motivazione è insita nello sport stesso. Sia che si tratti di una gara di putt con in palio un aperitivo tra amateur che del play off per un major, nessun ci sta a perdere. Il match tra Keegan Bradley e Miguel Angel Jimenez ne è stata una conferma. I due, già esclusi dal torneo dopo aver subito due sconfitte in altrettanti match, avrebbero giocato poco più che un’esibizione. Nessun obiettivo, niente da dimostrare e, al limite, non avendo nulla da perdere, un grande spettacolo con colpi azzardati, che avrebbero potuto permettersi vista l’assenza di posta in palio. Ebbene lo spagnolo, che era in vantaggio, all’ultima buca è tornato indietro di 40 metri a chiedere chiarimenti per un droppaggio concesso all’americano. Il caddie di Bradley ha detto di non intromettersi ma lui lo ha azzittito con un secco «shunt up». A quel punto i due giocatori si sono “chiariti” minacciosamente con i rispettivi nasi a pochi centimetri di distanza. Finito il match si sono stretti la mano, più per formalità, riprendendo la discussione. «Questi giocatori hanno una forte personalità, orgoglio e un forte spirito competitivo – ha detto che vice presidente delle regole del PGA Tour Russell – non è stata e non sarà l’ultima volta».
In compenso il comportamento, giustamente, è stato condannato perché il golf resta uno sport per gentleman, per discussioni, simulazioni e battibecchi c’è il calcio.