“Basta, sono stanca di vedere le persone buttare gli stipendi dentro quelle maledette macchinette”. La Monica un giorno non ce l’ha fatta più e ha staccato la spina delle slot machine che popolavano il suo bar come migliaia di altri bar non solo a Cremona, la sua città, ma in tutta la Lombardia, e in tutta Italia. Il Comune di Cremona ha deciso di premiarla, questa donna coraggiosa, che ha saputo rinunciare al profitto  in nome di qualcosa di più forte, di più alto, di più nobile: il rispetto per il prossimo.  E noi dovremmo tutti dirle grazie. Grazie perchè le due macchinette presenti ‘fatturavano’ 40-50 mila euro e il 6% andava a lei, pari a circa 1.500 euro circa ogni 15 giorni. Chi rinuncerebbe oggi a una cifra del genere?

Forse Monica Pavesi  aveva letto la notizia pubblicata sulla nostra edizione di Monza, dove parlavamo di un numero accertato di almeno 3000 giocatori incalliti in Brianza, l’85% dei quali dilapida lo stipendio al videopoker. O forse le è bastato guardare le facce sempre più assenti di questi drogati del gioco, o magari le lacrime di chi pensando di raddoppiare o triplicare il proprio magro salario premendo dei pulsanti, si è trovato a tornare  a casa confessando alla moglie di non avere più i soldi per  fare la spesa.  

Non importa, qualunque sia stata la molla che ha fatto scattare la sua ribellione, grazie Monica. Grazie per aver dimostrato che niente è ineluttabile, che tutto si può cambiare se solo si vuole. La speranza è che di bariste e baristi come lei possano essercene altri cento, mille, diecimila.  Se un uomo non è in grado di rinunciare da solo a rimbecillirsi davanti a un monitor, bisogna togliergli il monitor. L’esercito degli inebetiti sta crescendo e in questo Paese c’è bisogno di gente sveglia, non di rintronati. Non lasciamola sola, la Monica.