L’autorevole Financial Times (sì quello che i politici brandiscono come il vangelo della politica oppure demoliscono come inaffidabile cartaccia a seconda delle convenienze) ha citato perfino l’antica rivalità tra Firenze e Pisa tra le cause dell’incrociar di spade tra Letta e Renzi sulla poltrona di Palazzo Chigi.  Oddio, l’analisi sembra un po’ garibaldina, ma poi chissà, nella politica italiana non si può mai escludere nulla. Di vero c’è che Enrico Letta è di Pisa e Matteo Renzi di Firenze. E che tra fiorentini e pisani c’è la stessa corrispondenza d’amorosi sensi che può esserci tra Fiorentina e Juve.
Insomma altro che cordate toscane  al potere, la Toscana è terra di campanili, sia pure più belli che altrove. E di proverbi feroci.  “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” non nasce per caso. E non parliamo della madre di tutte le guerre di campanile, lo scontro perenne tra pisani e livornesi (epica la «civetta» del Vernacoliere dopo il disastro di Chernobyl: «Primi effetti della nube radioattiva: è nato un pisano furbo»).
Rivalità medievali” le battezza il Financial Times. Sì, ma si sconfina anche più avanti, nell’età d’oro dei Medici. Un arco di tre-quattrocento anni, a partire dal XII secolo – chiedo clemenza agli storici –  in cui Firenze, fulcro dell’economia dell’epoca, doveva garantirsi uno sbocco sul mare. In principio c’era solo Pisa, che allora era sul mare (prima che anche il mare arretrasse sdegnato, dicono a Firenze).  Ma i pisani chiedevano gabelle spropositate,  e allora i Medici decisero di puntare tutto su Livorno con un ‘imponente opera d’ingegneria che di fatto consentì ai commerci fiorentini di bypassare Pisa, condannandola così a un’inevitabile declino. Corsi e ricorsi storici: anche stavolta il fiorentino sembra lanciato a bypassare il pisano…