Eravamo quattro gatti. Dentro un palasport immenso. Vivevamo di utopie e di sogni. Un po’ come i quattro amici al bar di Gino Paoli. Eravamo quattro gatti e ci sentivamo un po’ come una tribù di indiani, rinchiusi dentro una riserva. Perché noi eravamo quelli un po’ strani. Quelli che al bar cercavano di parlare pure di basket, non solo di Juventus, Inter e Milan. Quelli che provavano a contagiare, con la propria passione, amici che non avevano tanta voglia di farsi contagiare. Quelli che la domenica fuggivano dal Mirabello cinque minuti prima della fine della partita per raggiungere di corsa il palasport di via Guasco (all’epoca si giocava alle 17,30) attraversando in fretta tutta la via Emilia. Quelli che, magari, non avendo ancora la patente, non riuscivano neppure a vedere la partita fino in fondo perché l’ultimo treno che ci avrebbe riportati a casa, partiva proprio mentre il match dei biancorossi si stava concludendo.
Già, eravamo quattro gatti la prima volta in cui, il sottoscritto, entrò nel catino reggiano per assistere ad una partita di basket. Era il 1979 e la Pallacanestro Reggiana, targata Cantine Riunite, era appena stata ripescata in serie B. In panchina sedeva Raimondo Vecchi e la squadra era stata costruita in extremis grazie ad una fusione a freddo con la Fernet Tonic Bologna che aveva rinunciato al campionato, spianando la strada al ripescaggio biancorosso. C’erano solo cinque giocatori considerati di buon livello, poi tanti ragazzini con un promettente Marco Pastorelli a fungere da sesto uomo. Si partì con tanto entusiasmo, pochi sogni e un solo obbiettivo: bisognava salvarsi e provare a costruire qualcosa per il futuro. Certo, il quintetto non era niente male: Codeluppi, Di Nallo, Rustichelli, Grasselli e Ghiacci. Però… Però sarebbe bastato un raffreddore, un infortunio, un problema e il rischio era quello di distruggere tutto. Di finire a gambe all’aria. Il basket si giocò tutto in quell’anno.  Non c’era, insomma, da stare allegri. A crederci davvero furono la società guidata da Enrico Prandi, i tecnici, i giocatori e quei quattro gatti che sedevano in gradinata. Proprio una piccola tribù. Quella che da allora, il sottoscritto, ha denominato, con grande affetto, la «tribù del basket». Sottolineando pure che chi entra a farne parte, non riesce più a staccarsene. E proprio in quel lontano e bellissimo 1979, tutta la città ne ebbe la prova. Perché i «quattro gatti» di inizio stagione, in primavera, dopo una cavalcata a dir poco entusiasmante,  erano diventati più di quattromila. In via Guasco si doveva entrare tre-quattro ore prima della partita pur di trovare un posto decente e i biglietti scomparivano in prevendita al martedì. Indimenticabile fu una trasferta a Parma in cui il palasport ducale fu completamente invaso dai tifosi biancorossi che vissero una domenica straordinaria, trascinati da uno scatenato Orazio Rustichelli capace di segnare 30 punti in un secondo tempo da favola. Fu in quella stagione indimenticabile, in cui Reggio perse la promozione in serie A2 nel modo più beffardo e doloroso possibile, contro la Leone Mare Livorno, che Reggio si innamorò del basket. Una passione fortissima, che dura ancora oggi. Trent’anni dopo la Pallacanestro Reggiana è una società che continua a riempire il palasport anche quando si gioca in orari inconsueti come poche domeniche orsono a mezzogiorno. Che continua a costruire squadre importanti. Che ha disputato oltre 1000 gare consecutive tra i professionisti. Che sente la passione per i canestri scorrere lungo le proprie vene. Per tutto questo ci è sembrato giusto dedicare un blog alla «tribù del basket» e a questo sport. Un blog in cui raccontare aneddoti e storie di questi trent’anni dei canestri; parlare della Trenkwalder attuale; discutere del basket in generale; dare voce a chi apprezza questo bellissimo sport. Uno spazio in cui confrontarsi e discutere. Un’opportunità per aprire un filo diretto con i nostri lettori e dialogare su tutto ciò che è basket e dintorni. Perché quei quattro gatti ci sono sempre, ma ora, al loro fianco, c’è un piccolo esercito…