«Chissà chi sei, chissà che sarai, chissà che sarà di noi. Lo scopriremo solo vivendo…». Già, proprio così: se sia stato un bene o un male lo scopriremo solo vivendo. Di che cosa stiamo parlando? Della sosta prolungata a cui è stata obbligata la Trenkwalder nelle ultime due settimane. In casa biancorossa c’è chi storce il naso e chi mugugna. Si sussurra che sarebbe stato meglio giocare. Che spezzare il ritmo potrebbe risultare pericoloso e controproducente. Sarà… In realtà, se dobbiamo dirvi la nostra personalissima opinione, a noi tutto questo non pare sia stato un evento così negativo. Perché, diciamoci la verità, se una sosta doveva arrivare, mai momento fu più propizio. Non dimentichiamoci, infatti, che a Verona, nell’ultima partita disputata dalla squadra di Menetti, Robinson e soci erano sembrati in difficoltà fisica. Con le gambe molli e tre metri di lingua a penzoloni. L’impressione, insomma, era che i primi 4 mesi di campionato, vissuti ai duecento all’ora, stessero presentando il conto alla Trenkwalder. Il tutto aggravato da un’infermeria che si stava riempiendo e che non faceva dormire sonni tranquilli. Il rinvio delle due partite con Brescia e Veroli (a memoria non ricordiamo sia mai successo qualcosa del genere negli ultimi 30 anni…) potrebbe essere arrivato al momento giusto per rimettere un po’ di benzina nel serbatoio. E pure per far sparire qualche acciacco (parliamo, soprattutto, di Slanina e Filloy che sono elementi fondamentali negli equilibri biancorossi, ma pure di un Frassineti che dopo la pubalgia fatica a ritrovarsi…) oltre che per inserire in squadra un elemento come Antonutti. Un giocatore, l’udinese, che potrebbe rivelarsi preziosissimo, per la sua energia e per il suo talento, nella corsa verso la serie A. Insomma, fossimo nei dirigenti e nei tecnici della Trenkwalder, non staremmo qui a lamentarci di questa prolungata sosta. Poi, è vero, ci sarà anche qualche rovescio della medaglia dovuto ad una serie di impegni difficili che diventeranno molto ravvicinati. E, magari, mercoledì sera, quando a Reggio dovrebbe arrivare Brescia (neve permettendo….) la Trenkwalder potrebbe dover fare i conti con un po’ di ruggine dovuta alla mancanza di agonismo per un paio di settimane. Però la compagine reggiana è composta da giocatori esperti e non crediamo possano farsi condizionare più di tanto da una sosta prolungata. L’impressione, insomma, è che se sfruttati bene, questi 18 giorni senza partite potrebbero diventare un nuovo trampolino di lancio per la Trenkwalder. Ora, insomma, ci auguriamo di ritrovare una squadra rigenerata, mentalmente e fisicamente. Se così fosse questo potrebbe davvero diventare l’anno buono dopo tanti, troppi, anni horribilis. Ci fermiamo qui, però, toccando ferro e quant’altro.  Perché solo il parquet ci potrà dire se la neve, il vento e il «blizzard» saranno stati un bene o un male per la causa biancorossa. Come sempre, si sa, lo scopriremo solo vivendo….