Ventitre anni dopo. Alla faccia di Alexandre Dumas e dei «Tre moschettieri». E pure alla faccia di Dallas, Beautiful e, se volete non farvi mancare nulla, anche alla faccia dei vampiri di Twilight. Già, perché la saga tra la Pallacanestro Reggiana e Pistoia iniziò nel maggio del 1989, 23 anni orsono, per l’appunto. All’epoca, tanto per raccontarvi come andavano le cose, esistevano gli obbrobbriosi play-out. Che cos’erano? Le ultime 4 squadre dell’A1, a parte quella che retrocedeva direttamente, sfidavano le migliori 8 dell’A2, a parte quella che era promossa grazie al primo posto, in due gironi da 6 squadre ciascuna. Le migliori due formazioni di ogni raggruppamento guadagnavano il diritto di giocare nel massimo campionato mentre le altre quattro si ritrovavano in A2. Una roba da dementi, per intenderci. Ma tant’è: il basket italiano, si sa, non si è mai fatto mancare nulla. E basterebbe vedere quale riforma si sta materializzando all’orizzonte per averne la conferma.

 In ogni caso, in quella stagione, Reggio, ancora con il suo marchio storico Cantine Riunite, aveva disputato un soffertissimo campionato di serie A. Tra un problema e l’altro con tanto di cambio dell’allenatore, Massimo Grisanti sostituì il «topone» Piero Pasini, e avvicendamento dell’americano, con lo straripante Kannard Johnson al posto del fuggiasco Louis Orr. Alla fine i biancorossi si ritrovarono ai play-out in un girone di ferro con Roma, Verona, Rimini, Udine e l’abbordante Pistoia che, presa per mano da Joe Bryant (il papà di Kobe che sarebbe poi emigrato proprio a Reggio…), stava lottando per salire in serie A. In Toscana c’era un entusiasmo straripante, con un progetto ambiziosissimo e il palasport nuovo di zecca. Fatalità volle che la partita decisiva per assegnare uno dei due posti in serie A1 fu proprio Kleenex-Cantine Riunite.

Era il 7 maggio e, lo ricordiamo come se fosse ieri, tre ore prima del match l’impianto toscano era pieno come un uovo. Una bolgia incredibile. Che portò, ovviamente, ad una partita piena di tensione e nervosismo. La Riunite arrivava da 3 successi consecutivi, Pistoia in classifica aveva solo due punti in meno. Fu un continuo botta e risposta per tutto il match con i padroni di casa che a tre minuti dal termine del match sembravano aver trovato la fuga giusta sul 66-60 grazie ad un inarrestabile Bryant (30 punti per lui a fine gara). Poi lì, prima il «canarino» Johnson, quindi Grattoni e infine un bravissimo Fischetto, proprio sotto lo striscione del traguardo, trovarono i canestri della vittoria reggiana. La Riunite la spuntò 72-71, uscì scortata, diverse auto reggiane (compresa quella del vostro cronista, sigh…!) vennero danneggiate, ma Reggio restò in serie A1 e Pistoia non ottenne il salto di categoria.

Ventitrè anni dopo, rieccoci qui. Ad un incrocio molto simile. Ad una partita decisiva. Ad una sfida che potrebbe consegnare, alla vincente, le chiavi per aprire i cancelli del paradiso e fare il salto di categoria. I toni, ne siamo certi, saranno più smorzati, le tensioni meno violente. Però l’impressione è che questa possa essere, almeno per questa stagione, la partita delle partite. Se la Trenkwalder dovesse vincerla, la strada verso la serie A potrebbe assumere le sembianze di un falsopiano tutto in discesa. Ma attenzione, perché a Pistoia i biancorossi non esultano da  quasi 15 anni. L’ultimo successo, infatti, risale al 28 settembre 1997 (63-68 per i biancorossi con 17 punti del compianto Mike Mitchell, 15 di «tiramolla» Chris Jent, 11 di Diegone Pastori e 9 di Gianluca Basile). Questo per dire che quello toscano non è proprio un campo facilissimo da espugnare. Chissà, però, che 23 anni dopo, all’ennesimo capitolo della saga, la storia, proprio come nei libri di Dumas,  non si possa ripetere…