Gli indignati speciali. Perché, si sa, in Italia siamo tutti uguali, ma c’è sempre qualcuno che si ritiene un po’ più uguale degli altri. E, allora, ecco che spuntano fuori gli indignati speciali. E urlano contro il cielo. E si arrabbiano. E strepitano. E parlano di scandali, di vergogna, di ingiustizia. E bla-bla-bla… Gli indignati speciali, negli ultimi giorni, hanno alzato la voce protestando per l’esclusione dalla serie A di Treviso. Parlano di una società sana: ma, scusate, se non è praticamente neppure nata, come si fa a dire che è sana? Dicono che Treviso meritava una piccola deroga, ma la deroga richiesta non era per niente piccola. E, oltretutto, avrebbe costituito un pericolosissimo precedente. Se la sono presa con chi ha deciso, dimenticandosi che le regole non si possono fare e disfare a loro piacimento. Indignati speciali, per l’appunto.

 
In realtà anche a noi spiace parecchio che Treviso scompaia, per ora, dalla geografia del basket italiano. E ci auguriamo che possa riemergere velocemente, tornando in fretta in serie A. Se il progetto avviato a Treviso è davvero serio, crediamo che nella Marca faranno in fretta a risalire i gradini dei canestri. Però, detto tutto questo, non possiamo dimenticare quel che successe sei anni orsono. Quando Reggio retrocesse in LegaDue arrivando a 24 punti, tanti quanti Avellino, pagando a caro prezzo lo svantaggio negli scontri diretti con gli irpini.

Ebbene, in quel campionato il club del presidente Landi subì un’ingiustizia palese e documentata a causa del famoso caso-Lorbek. Un’ingiustizia che imbarazzò tutto il mondo del basket. In tanti, all’epoca, chiesero di trovare un escamotage per riportare Reggio in serie A e sanare quella stortura. Non fu possibile perché si disse che le regole lo impedivano. Che non si potevano fare deroghe, neppure piccole così (e quella sarebbe stata davvero piccola…), e che, in pratica, la Trenkwalder si doveva arrangiare.

Da Treviso non si levò una sola voce di solidarietà. Eppure il club veneto avrebbe avuto più di una ragione per allungare una mano a Reggio. Invece non fece niente di niente. Anzi, tra le righe si leggeva un certo fastidio per le iniziative del club biancorosso che cercava, legittimamente, di tutelare i propri interessi e diritti. Ecco, a distanza di sei anni, Treviso vive sulla propria pelle quello che la Pallacanestro Reggiana ha dovuto sopportare all’epoca. Ora si indegna, strepita, parla di scandalo: dov’erano tutti questi indignati speciali sei anni fa?