PARLA un esperto. De Mistura è stato in 19 aree di guerra in 42 anni. L’uomo di governo non nasconde la sua ammirazione: «Pavarotti ha inventato, di fatto, una formula e l’ha sostenuta per anni. La gente ama la musica, quel tipo di avvenimenti che il Maestro ha creato. Nello stesso tempo gli veniva ricordato in un momento magico che altri avevano grandi problemi e grandi  tragedie che non bisognava dimenticare. Così è diventato unico».
 Il numero due della Farnesina lo ricorda in prima linea nel cercare di soccorrere le vittime dei tanti fronti di guerra: Angola, Afghanistan, Iraq, Bosnia, Balcani, Kosovo. «Erano crisi – spiega – alle quali, secondo Pavarotti, tutti dovevano partecipare. Teorizzava non il diritto, ma il dovere umanitario, di non restare indifferenti». Nelle orecchie del sottosegretario agli Esteri risuona ancora la frase che il Maestro pronunciò per controbattere le obiezioni a un grande evento musicale sulla Bosnia: «In molti sostenevano che non sarebbe stato possibile perché c’erano troppe difficoltà di natura politica, come i profondi disaccordi fra i partecipanti
 internazionali. Lui replicò con una sola frase. La musica, disse, va oltre questo, vedrete che nessuno obietterà. Le note, aggiunse, vanno in favore delle persone e non contro.

Grazie a Pavarotti si è realizzata a Mostar una casa della musica aperta a cristiani e a musulmani. Lì c’erano state grandi  crudeltà e l’antico ponte ottomano era stato distrutto. Portando il messaggio universale della musica, Luciano Pavarotti ha ricostruito il  ponte, prima che fosse materialmente ripristinato».
 Lorenzo Bianchi