LA TREGUA è diventata una realtà nel tardo pomeriggio del giorno peggiore. I jet con la stella di Davide hanno martellato Gaza vantandosi di avere  colpito almeno 100 obiettivi. Due uomini hanno lasciato un pacco bomba su un  autobus di Tel Aviv, non lontano dal ministero della Difesa, i feriti sono almeno 21. Nel giorno più nero arriva invece l’atteso annuncio. Come in ogni accordo che si rispetti, ognuno ha dovuto rinunciare a qualcosa che gli stava a cuore.

 Benjamin Netanyahu voleva uno stop unilaterale e preventivo del lancio di missili da Gaza che durasse almeno 24 ore. Era una sorta di prova di buona volontà che non ha ottenuto. Hamas chiedeva che si fermassero i raid su Gaza e che contemporaneamante si decidesse la fine del blocco  della Striscia e degli omicidi mirati. Fra le due richieste la prima era quella cruciale. Per ora il Movimento islamico ha dovuto accettare la teoria israeliana dei due tempi. «Le procedure dell’intesa saranno definite 24 ore dopo l’inizio del cessate il fuoco», si legge nel testo dell’accordo. Dal Consiglio di sicurezza che si è appena riunito a Gerusalemme erano filtrate voci sorprendenti. 
 
 LE MAGGIORI perplessità sull’opportunità di una invasione di Gaza erano venute proprio dal primo ministro e dal titolare della Difesa, Ehud Barak. Il «falco» ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha spiegato martedì che se «le nostre forze entrano nella Striscia, si deve andare fino in fondo. Il governo – ha argomentato – non può prendere una decisione così grave due mesi prima delle elezioni. Dobbiamo lasciarla all’esecutivo che si insedierà dopo il voto». Negli accenti di improvvisa moderazione si intuivano ragionamenti fatti da altre teste. Netanyahu ha spiegato ieri che intende «dare una possibilità» alla proposta di congelamento delle ostilità elaborata con l’aiuto determinante del nuovo presidente egiziano Mohamed Morsi.

Il capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam Ahmed Jabari è stato ucciso perché l’intelligence di Israele ha
 scoperto che tre mesi fa Hamas ha sottoscritto un patto di mutua assistenza con Teheran e con gli Hezbollah libanesi. Subito dopo si sono moltiplicati  gli attentati e lanci di razzi. Gli islamici che governano Gaza (e i loro protettori iraniani) hanno avuto un duro avvertimento. Tanto basta, per il momento, a chi comanda a Gerusalemme.