CIBO e aiuti sanitari per sessanta milioni di dollari (46 milioni di euro) ai combattenti laici del Libero esercito siriano che dovrebbero distribuirli alla popolazione delle zone liberate dal regime di Assad. Con questa cautissima iniziativa gli Stati Uniti scendono in campo nel conflitto che in due anni avrebbe ucciso 70 mila persone. Niente armi per il momento. Un passo successivo potrebbe essere affidato agli alleati inglesi che vorrebbero fornire ai ribelli veicoli blindati, visori notturni e giubbotti antiproiettile. Da venerdì sarà possibile grazie al nuovo testo delle sanzioni dell’Unione Europea contro la Siria.
 
 IL PRESIDENTE della Coalizione Nazionale siriana Ahmed Moaz al-Khatib è deluso. «Guardate al sangue dei bambini siriani – ammonisce – che ora è mescolato al pane dei forni bombardati, invece che alla lunghezza della  barba dei rivoluzionari». A suo giudizio la preponderanza degli jntegralisti islamici o dei qaedisti fra i gruppi armati che combattono Assad «è una falsificazione della realtà, perché sono solo poche centinaia e non decine
 di migliaia». Prima dell’incontro romano fra i rappresentanti degli undici Paesi amici della Siria (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Turchia, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti) aveva chiesto «armi contraeree, la protezione dei missili Patriot schierati alla frontiera fra la Turchia e la Siria, corridoi umanitari per Homs, assediata da 250 giorni, e Deraa, culla del movimento di protesta pacifico contro il regime». L’Occidente, ancora una volta, non è stato avaro solo di parole. Per il segretario di stato americano John Kerry Bashar al- Assad è un «leader disperato che ha sferrato attacchi atroci su Aleppo e che ha usato missili Scud, falciando vite innocenti». «Non possiamo tollerare che la carneficina continui» gli fa eco Giulio Terzi. In Siria non si ferma il flusso quotidiano di notizie raccapriccianti. Settanta persone sono state giustiziate a Malkiye, vicino a Safira, a sud di Aleppo. Molti morti sono bambini. Le agenzie trasmettono i nomi di Radia Kalif, appena 8 mesi e dei suoi fratellini Hussein, 2 anni, Ali e Shaaban Hamdu, 4. In città i ribelli  hanno conquistato la moschea degli Omayyadi, del tredicesimo secolo. Il  soffitto del museo è crollato. 
 
 A HOMS, nel quartiere lealista Akrama al-Jadida, è scoppiata un’auto imbottita di esplosivo. Una persona è morta. Valerie Amos, responsabile delle operazioni umanitarie dell’Onu in Siria, dichiara la sua impotenza. Avrebbe bisogno di 1,5 miliardi di dollari. Le sono arrivati solo 200 milioni. I rifugiati dalla Siria nei Paesi vicini sono 936.600 e aumentano  di 40 mila ogni settimana.