Alberto Breccia Fratadocchi

 

«IN QUEI video c’è qualcosa di strano. Per effetto di un gas nervino gli arti dovrebbero essere in posizioni irregolari, i corpi dovrebbero mantenere una posizione scomposta o contorta, i bulbi degli occhi dovrebbero essere schizzati fuori dalle orbite. Il sarin potrebbe essere stato usato in  quantità basse. Forse dei razzi hanno colpito un deposito causando la  fuoriuscita. Oppure potrebbe essere l’effetto di gas nervini meno potenti. Ne esistono almeno dieci».

Alberto Breccia Fratadocchi, già professore universitario di chimica generale inorganica, è stato per sette anni nel consiglio scientifico dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (in sigla inglese Opcw) e ora rappresenta l’Accademia delle scienze italiana nello stesso braccio operativo delle Nazioni Unite. Le immagini della strage del 21 agosto gli paiono, a dir poco, incongrue.  Perché?
  «Sembrano quasi il prodotto di un evento accidentale. Se è un esercito, o meglio alcune unità specialistiche di una forza armata, a usare quel gas, di norma le dosi sono più massicce. Mi suscita dubbi anche il rapporto fra le persone ricoverate, oltre 3600, e quelle che hanno perso la vita, 1429. Il sarin uccide di solito in 10-15 minuti. Anche la maschera antigas è un rimedio parziale. Il gas si deposita infatti sui vestiti. Gli abiti debbono
 essere tolti subito e ci si deve lavare».
  Quando arriverà il rapporto delle Nazioni Unite?
 «Per ora il direttore generale dell’Opcw Ahmet Uzumcu, un ambasciatore  turco, ha solo un documento preliminare. Quello definitivo sarà disponibile  verso il 20 settembre».
  È già emerso qualche dato?
  «Sono state trovate tracce di sarin, di iprite e di soman».
  Il rapporto indicherà anche chi è responsabile?
  «No. Dirà solo quali sostanze sono state trovate».  
 L’ingresso della Siria nella Organizzazione per la Proibizione delle Armi
 Chimiche può essere l’inizio di una soluzione della crisi?
 «Vuol dire che le armi chimiche vengono messe sotto il controllo Onu. Resteranno sul posto, non verranno portate né in Russia né in un altro  Paese. Per essere distrutte dovranno essere spostate in zone disabitate.
 Oltretutto la Russia…».
  È già impegnata a neutralizzare le sue.
  «Ne aveva per 44mila tonnellate. Per mancanza di fondi finora si è liberata  solo del 40 per cento dello stock».
  La complessa operazione di distruggere quelle siriane, stimate fra 1000 e
 5000 tonnellate, richiederebbe un cessate il fuoco stabile?
  «Non per mettere sotto controllo le testate chimiche, che significa semplicemente sorvegliarle dove si trovano. Per distruggerle invece è  assolutamente necessaria una tregua. I ribelli non dovranno tentare di
 approfittarne. Il tema sarà approfondito lunedì a Bologna in un seminario organizzato dall’Accademia delle scienze italiana e dal distretto 2072 del  Rotary».