IL GOVERNO italiano emette l’ennesimo pigolìo nei confronti di un Paese potente ed emergente. Papa Francesco ha ragione, ma… non è il momento di turbare i progetti del Sultano, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il 7 giugno i turchi voteranno per il nuovo Parlamento. Erdogan insegue una maggioranza superiore ai due terzi dei seggi che gli permetta di cambiare la Costituzione istituendo l’elezione diretta del capo dello Stato e del governo. I sondaggi danno il Chp, il maggiore partito dell’opposizione, in ascesa. Il responsabile della Farnesina, Paolo Gentiloni, vorrebbe resuscitare un dialogo da decenni congelato come le acque del fiume Akhurian che segna il confine fra la Turchia e l’Armenia. C’è sempre un «ma» che annacqua la nostra politica estera. Cauta anche di fronte ai massacri peggiori come il milione e duecentomila morti armeni fra il 1915 e il 1916.

NESSUNO che abbia l’ardire di chiedere a Erdogan il gesto degno di un grande paese finalmente democratico. Un passo che evochi quello del cancelliere tedesco Willy Brandt inginocchiato a testa bassa davanti al monumento di Varsavia dedicato agli eroi del ghetto ebraico. L’Italia partecipa al trasporto del Papa, ma… In Kurdistan appoggia i Peshmerga che combattono contro l’Isis, ma… non bombarda. Ne fa fede la circostanza che il nostro contingente ha in dotazione un Boeing Kc 767a per il rifornimento in volo, due droni Predator disarmati e 4 Tornado che hanno solo compiti di ricognizione. In Parlamento giace (e riposa) da tempo, ricorda la deputata del Pd Sandra Zampa, la proposta di legge che vorrebbe consacrare il 24 aprile come giornata della memoria del «genocidio armeno». Sullo sfondo, come nel caso dei marò, si intuisce una solida prospettiva di affari. Il 25 febbraio a Milano il presidente della Camera di commercio di Istanbul, Ibrahim Çaglar, ha illustrato le opportunità che si apriranno nei settori che potrebbero interessare all’Italia, il tessile-calzaturiero, il legno-arredo e il medicale-farmaceutico. La Turchia è una «tigre» asiatica in ascesa rallentata, ma pur sempre in ascesa. A Roma sono convinti che stuzzicarla non sia una buona idea.