ROMA
«L’EUROPA, semplicemente, sta mostrando un volto orrendo». Migranti bloccati a Mentone e rispediti sui loro passi. Proteste di disperati che si sono arrampicati sulla scogliera di Ponte San Ludovico a Ventimiglia e minacciano di buttarsi in mare. Jean Paul Fitoussi, economista, nato nel 1942 a La Goulette, a 10 chilometri da Tunisi, direttore dell’Osservatorio Francese delle Congiunture Economiche, è esterrefatto.
Che cosa la colpisce?
«La disumanità dei governi. In particolare di quello francese che si suppone sia di sinistra…».
In teoria sarebbe socialista.
«Già in teoria. È difficile capire. Ma c’è da sottolineare che l’Europa è letteralmente sparita, non fa nulla».
I numeri dei quali si sta discutendo, 40mila profughi da redistribuire, sono ridicoli. Basti pensare che il Libano, che ha poco più di 4 milioni di abitanti, ha accolto un milione di persone fuggite dalla Siria…
«Non c’è dubbio. E invece l’Europa non esiste per un problema che è uno dei più gravi per il futuro di tutta la regione. Mi riferisco naturalmente al Vecchio Continente e al Mediterraneo. Invece è necessario che Bruxelles ci sia e mostri un viso bello e non orrendo come fa ora, un volto bruttissimo».
Il governo francese, in piena sintonia con Marine Le Pen, rifiuta il concetto di quote obbligatorie. Succede perché ha paura di regalare voti alla leader del Front National che invoca il modello Australia, ossia zero immigrati illegali? Insomma, il blocco a Ventimiglia è frutto di una pura contingenza politica?
«Sì, ma non solo, c’è anche altro».
Che cosa in particolare?
«Il problema è che la signora Le Pen non è spuntata per generazione spontanea. È nata perché i governi non hanno risolto i problemi della popolazione».
Quali sono?
«Il primo vero problema è che la gente dice: abbiamo poco, anzi sempre meno, facciamo sforzi enormi, paghiamo tasse che aumentano, mentre riceviamo sempre meno sussidi che consentano una redistribuzione del reddito. Insomma la popolazione è stufa. E l’Europa finisce per giocare su questa ambiguità, su due problemi che in realtà sono del tutto distinti».
Lei sta parlando da una parte delle difficoltà economiche e dall’altra del flusso biblico dei migranti?
«È esattamente così. Lo scontento delle popolazioni europee è il frutto di una politica sbagliata. Quello delle migrazioni deriva dalla circostanza che il mondo sta diventando sempre più caotico. In questo pianeta poi accade anche che i nostri Paesi stringano ‘amicizia’ con Stati assai poco raccomandabili, se vogliamo usare questo termine».
Siamo ancora all’analisi. Veniamo invece a spiegare che cosa si dovrebbe fare.
«Io chiedo una politica europea che prima di tutto non sia ingenua. Occorre infatti tutelarsi dal terrorismo, ma bisogna tornare a quello che l’Europa ha sempre fatto. Siamo sempre stati una terra di emigrazione e di immigrazione e abbiamo saputo risolvere questo problema».
Invece ora?
«Adesso non si può più fare nulla, perché ogni Paese è diventato egoista. Ognuno rimbalza il problema agli altri. È necessaria una vera politica, una politica che sia all’altezza del nostro secolo dell’illuminismo e dei problemi del mondo di oggi».