«L’ALBERGO non doveva stare là. Il disastro avrebbe potuto accadere anche se non ci fosse stato il sisma».Francesco Stoppa, 60 anni, docente del corso di laurea in geologia dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti e di Pescara, sul punto non ha dubbi.

Perché professore? «A monte dell’albergo c’è una forma geologica produttrice di valanghe. C’è una valletta nella quale
scaricano molti canaloni che vengono dal Siella, una vetta del gruppo del Monte Camicia. Nella partepiù alta ci sono piccoli circhi glaciali nei quali si accumula neve. Di lì scivola verso valle in certe condizioni meteorologiche. Ma quello che conta davvero è la stratigrafia geologica del terreno sul quale si trova l’albergo».
Che cosa vuole dire?
«È costruito sopra una piccola collinetta che si è formata per l’ accumulo di massi e di detriti portati da vecchie frane e da vecchie valanghe. L’ultima, a memoria degli anziani del luogo, si è verificata negli anni trenta».
Lei come fa a saperlo?
«Avevo soggiornato nell’albergo con mia moglie un mese e mezzofa, dopo la scossa del 30 ottobre e durante la crisi sismica. Avevo ricevuto un buono-omaggio. Arrivando all’hotel ho visto grossi blocchi che per noi geologi in genere
sono tracce di valanghe di roccia».

L’inizio della sciagura però è stata una scossa di terremoto.
«La scossa di terremoto può aver innescato lo smottamento a valle della grande massa di neve, che però poteva abbattersi su quel posto comunque, anche senza il sisma. C’erano le condizioni climatiche ossia grandi accumuli e temperature non troppo basse. Partendo da 6-700 metri più sopra la neve ha acquistato velocità ha travolto gli alberi del bosco che a loro
volta sono diventati proiettili che hanno devastato l’albergo assieme ai massi. Le pareti perimetrali a monte sono state sfondate. Io spero che trovino persone vive, ma temo una specie di Pompei».
La struttura era solida?
«Quando ci sono andato, ho verificato che non ci fossero lesioni provocatedal terremoto. Non ce n’erano. L’albergo ha retto perfettamente sia al sisma dell’Aquila, sia a quello di Amatrice-Norcia. Insomma era integro. Era costruito nel posto sbagliato, ma era solido. Non credo che l’edificio centrale di tre piani sia crollato».
Perché parla di struttura centrale?
«L’hotel Rigopiano Gran Sasso Resort aveva anche una piscina interna e una esterna, una spa, unapalestra e un grande giardino. Ci lavoravano tanti giovani felici di aver trovato un lavoro. Gli abruzzesi lo consideravano una sorta di piccolo sogno hollywoodiano».
Lorenzo Bianchi