“L’attacco all’agente nervino che non è mai accaduto”. Theodore Postol, professore emerito di scienza, tecnologia e politica nazionale al Massachusetts Institute of Technology, già consigliere scientifico del capo delle operazioni navali della Marina militare statunitense  ed esperto di missili balistici intercontinentali Mx, liquida così il 18 aprile nel suo blog la ricostruzione dell’attacco chimico alla città siriana di Khan Shaikun fatta dalla Casa Bianca. Il raid ha provocato 80 vittime e ha innescato la rappresaglia americana sulla base aerea siriana di Shayrat. In sostanza, usando la geometria planetaria e misurando l’ombra di un reporter completamente privo di protezioni vicino a un cratere scavato da un missile che è atterrato su una strada, Postol stabilisce che l’attacco è avvenuto attorno alle 7 e 30 del 4 aprile. La foto del giornalista è stata scattata alle 10 e 50. Secondo il professore del M.I.T. le vittime sarebbero arrivate all’ospedale di Khan Skaikun fra le 9 e le 10 e 30. Il vento avrebbe dovuto scagliare la nuvola venefica del gas su un villaggio a circa 300 metri dal cratere, ma non è stata mandata in onda nessuna immagine della carneficina che avrebbe dovuto provocare in quel piccolo centro abitato. Nell’analisi di centinaia di fotogrammi, tratti anche da twitter, annota Postol, si vedono solo una pecora e qualche uccello senza vita. I 18 video delle vittime, osserva il docente, sicuramente non sono stati girati nel villaggio, ma in una galleria scavata nella roccia. Tutti mostrano la stessa sequenza di bimbi, donne e anziani intossicati o morti. A Khan Shaikun è stato colpito invece uno stabilimento industriale per la raccolta e la conservazione del grano. Secondo Postol potrebbe essere stato preso di mira lo stesso 4 aprile o addirittura prima. Le immagini di Google earth dall’alto rivelano che il cratere della foto scattata al reporter di Khan Sheikun è la traccia di un razzo che ha mancato i silos del complesso. Un’analisi di Luigi Di Stefano, già perito di parte per i familiari delle vittime del Dc 9 abbattuto nel cielo di Ustica, conferma e approfondisce i dubbi di Postol. Nel video trasmesso dalla tv locale Ntd un soccorritore gira la testa a un bimbo verso sinistra, mentre lo sta spogliando, un movimento che  la rigidità cadaverica renderebbe impossibile a tre ore dalla morte. Un anziano che dovrebbe essere stato investito dal gas si ribella perché gli tolgono la sua kefiah bianca e rossa. Non solo. La cava non è a Khan Sheikun. Altre immagini mostrano che una cisterna viene fatta entrare nella galleria per poter aspergere i corpi delle vittime e che poi un’auto entra impunemente nel tunnel. Diversi veicoli della polizia sono parcheggiati nelle vicinanze. Anche i tempi non tornano. Il primo filmato dell’attacco chimico, immagini di grandi colonne di fumo nero, viene caricato su YouTube il 3 di aprile e non il 4. Visto che San Bruno, la sede californiana di You Tube, è dieci ore indietro rispetto alla Siria i ribelli debbono averlo postato entro la mezzanotte. Le vittime e i feriti arrivano all’ospedale di Khan Sheikun fra le 9 e le 10 e 30 del 4 aprile. Consultando Google Earth da diversi dettagli non risulta che la cava fosse a Khan Sheikun, ma ad almeno un’ora e mezzo di auto. Come sono riusciti i nemici di Assad a postare le immagini su You Tube entro la mezzanotte californiana? Secondo Di Stefano l’unica soluzione plausibile dell’enigma è che i fotogrammi dei bambini privi di vita che hanno fatto il giro del mondo siano stati girati prima. Nei filmati non ci sono immagini di persone denudate nel momento del primo soccorso o in ospedale, come si dovrebbe fare i caso di attacco con un gas nervino. Solo i maschi adulti e i bambini, ma non le donne, vengono parzialmente spogliati. Sul web circola la spiegazione, assolutamente non verificabile, che i piccini siano stati rapiti nel villaggio armeno di Khessab a un chilometro dal confine con la Turchia, 1750 abitanti. Quell’area sarebbe controllata dalle milizie non qaediste che combattono contro Bashar Assad.