La follia della Delirium tax di Bologna sta facendo il giro d’Italia e vince ogni tappa. Il Comune di Bologna indossa la Maglia rosa della tassa più odiata e controversa. Impone il pagamento di ogni cosa scritta che gli esercizi commerciali, farmacie comprese, espongono: un menu, uno zerbino con il nome del negozio, l’annuncio di uno sconto, perfino l’esposizione dei marchi delle carte di credito.
I commercianti della città che in questi giorni ricorda Lucio Dalla sono furibondi. La rabbia sale, anche per l’atteggiamento dell’amministrazione: prima fa partire le multe, poi annuncia una retromarcia e infine il sindaco ribadisce che si va avanti come prima: tassare tutto e multe a raffica. C’è chi per una bacheca, un piedistallo, un vetro interno e una pedana ha dovuto sborsare 5mila euro. Una follia.
Sentite cosa pensa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, attraverso il direttore del settore pubblicità: < Ci vergogneremmo di tassare i menu dei ristoranti o le vetrofanie per le carte di credito>. Sentite cosa fa a Firenze il sindaco Dario Nardella, successore di Matteo Renzi: <I negozi non pagano le tasse sulle insegne sotto i 5 metri quadrati, le insegne sono gratis per le vecchie botteghe e in caso di lavori il comune le riproduce>. Pericolosi eversori? No, gente che utilizza il buonsenso. Succede, per esempio, anche a Modena dove infatti il balzello è applicato più moderatamente e non in modo talebano.
Il sindaco di Bologna invece sostiene di applicare la legge, ma dimentica che ci sono svariate possibilità di ammorbidirla. Aggiunge di confermare una decisione adottata nel 2008, sindaco Cofferati e lo stesso Merola assessore. Bella coppia.
E’ il momento di fare sentire la voce dei cittadini. Quindi scrivete i vostri commenti, mandate le vostre proposte, utilizziamo il web per far sapere che si tratta di un provvedimento assolutamente fuori dalle righe. Scendete tutti nella piazza virtuale.
Beppe Boni