Ultime dal fronte della lotta al terrorismo islamico. L’Italia continua a non avere strategia politica sulla Libia che ci scarica ogni giorno clandestini e forse anche terroristi e nello stesso tempo tentenna sul piano telematico contro l’Isis. Il governo ha stoppato per ora l’ipotesi annunciata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano di concedere alle forze dell’ordine la facoltà di entrare nella memoria remota di computer, telefonini, tablet, ovviamente su autorizzazione del magistrato, nei casi in cui ci sia una indagine.
E la norma stralciata finisce nel disegno di legge sulle intercettazioni e chissà quando se ne parlerà.
L’operazione, realizzata attraverso virus e software, può consentire di seguire piste che portano ai social network, una prateria sconfinata dove operano i fedelissimi e i simpatizzanti del terrorismo. Al di là delle fibrillazioni politiche che questo frangente ha scatenato fra Renzi e il ministro, ci si chiede quanto una norma del genere danneggia la privacy. Certo è che ormai terroristi e fiancheggiatori dialogano sui social network come se fossero al bar. Lo fanno anche in Italia e le indagini servono a prevenire derive terroristiche anche a casa nostra. Cediamo un po’ di libertà? Sì è vero ma lo si fa in cambio di una maggiore sicurezza in un momento in cui l’Occidente è sotto tiro, è in guerra anche se si tende a non usare questa definizione. D’altra parte di privacy l’abbiamo già ceduta e nessuno protesta. Le strade, le stazioni, gli aeroporti, le piazze sono popolate da centinaia di telecamere che si registrano e ci spiano in ogni momento della vita sociale.
Ricordiamoci che questo scenario da Grande fratello consente poi ogni giorno, grazie alle registrazioni, di arrestare rapinatori, assassini, stupratori, boss e terroristi. Quindi siamo sempre spiati, ma anche più sicuri. Nel mio computer la polizia verrà a frugare se finisco al centro di una indagine per terrorismo, altrimenti la possibilità, pur reale, rimane remota. Ricordiamoci che la sicurezza serve finchè siamo vivi, da morti ci interesserà meno.
Beppe Boni