MARE nostrum, Frontex plus, Triton. Nomi mitici e affascinanti di gigantesche operazioni sul fronte dell’immigrazione che hanno dato risultati inversamente proporzionali all’impegno di uomini, mezzi, energie politiche e amministrative. Sono gli appellativi dati alle operazioni navali, made in Italy la prima, con targa europea le altre, che hanno salvato molte vite in mare ma contemporaneamente hanno contribuito ad alimentare l’enorme flusso di disperati dalle coste libiche verso l’Italia: 18 mila da gennaio, il doppio dello scorso anno. Un trend che farà sforare la cifra di 170mila sbarchi nel 2014. Gli scafisti (che ora sparano)
e i clandestini sanno che basta una telefonata al centro della Guardia costiera e scatta il soccorso. Non sempre va bene
e qualche gommone va a fondo. Tuttavia funziona così e dalla Libia ‘porta aperta’ sul Mediterraneo partono migliaia di africani, quasi nessuno libico. Morale: l’Italia, non ha strategia sul blocco dei flussi, l’Europa viaggia ancor più alla cieca. E i migranti sono destinati a raddoppiare con la prospettiva di tensioni sociali e sentimenti anti profughi. L’Europa sotto la regia tedesca ci controlla i conti, ma abbandona l’Italia sull’immigrazione. Saluti e grazie. E noi zitti. Molte energie governative vanno alla legge elettorale, nessuna per bloccare l’esodo africano.

«L’ESTATE sarà un dramma – confida un prefetto – smistiamo a fatica presso i comuni i profughi che il governo ci manda d’ufficio. Ma l’accoglienza è al collasso». E qualche comune comincia a rifiutare l’ospitalità. Segnali pericolosi. L’esodo di migranti è una emergenza umanitaria? E allora sulla Libia serve una mobilitazione internazionale. Subito e non dopo il solito tavolo di confronto. Siamo andati a fare la guerra in Iraq e in Afghanistan e l’Onu non trova la spinta per concepire un blocco navale e una operazione militarmente protetta per allestire centri di accoglienza sulle coste africane. Mancano coraggio e volontà. E da parte italiana bisogna trovare l’autorevolezza e la grinta necessarie a rendersi capofila di una risposta più energica. Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni osa: il problema libico va risolto alla radice. Come? E qui silenzio. Federica Mogherini, rappresentante Ue per gli affari esteri, è data per dispersa. Non una parola.
E stanotte partiranno dalla Libia altri barconi.

Beppe Boni