Beppe Boni

La nuova frontiera della paura non ha confini precisi, non è delimitata da strade e quartieri, ma corre veloce su e giù per l’Italia. E’ sempre in movimento. Quando il giorno sfuma nel buio e la presenza della gente si dirada comincia il viaggio, veloce e insicuro, dove tutto può accadere. Sono i treni, non certo quelli dell’alta velocità, e le stazioni decentrate il nuovo pericoloso terreno dei <guerrieri della notte> .
Si moltiplicano i casi di controllori aggrediti, picchiati, assaliti per aver chiesto il biglietto a viaggiatori ubriachi o clandestini. La cronaca registra puntuale, mai come negli ultimi tempi, il rosario delle aggressioni e le proteste delle vittime. Due giorni fa a Treviglio, in Lombardia, due nordafricani ubriachi hanno massacrato un capotreno e un passeggero mentre a Villapizzone, sempre in Lombardia, come tutti ricordano un controllore è stato preso a colpi di machete da tre pazzoidi sudamericani e ha rischiato di perdere un braccio. Andiamo nello spazio con Astrosamantha ma non riusciamo a proteggere i controllori e i passeggeri dei treni? C’è qualcosa che non va. In quest’Italia dove la legalità è sempre più incerta, la frontiera ferroviaria sta diventando un problema serio. I sindacati hanno tracciato perfino una lista nera delle tratte ferroviarie più pericolose. In Emilia Romagna il Piacenza- Ancona e il Modena Rimini sono un’avventura, in Toscana il Firenze – Arezzo è da panico. E non è una esagerazione.
Un capotreno intervistato sul Resto del Carlino da Rita Bartolomei ammette: <Mi hanno preso a schiaffi alcuni giorni fa quando ho cercato di far scendere un gruppetto di nordafricani senza biglietto. Ogni giorno rischiamo di venire aggrediti, il nostro è diventato un mestiere pericoloso>. La situazione sta sfuggendo di mano e la sensazione netta è che le autorità la stiano sottovalutando. I dirigenti della Polfer a taccuino chiuso amettono che spesso gli agenti devono agire in proprio perchè manca un vero piano strategico della sicurezza sui treni e in alcune zone intorno alle stazioni ferroviarie. Prima che qualcuno invochi le solite <leggi speciali> è meglio darsi una mossa e usare quelle che già ci sono applicandole senza sconti. Non è più un problema solo della Polfer ma anche delle pubbliche amministrazioni, delle prefetture, dei comuni e delle aziende ferroviarie. Niente tavoli di concertazione ma più azioni energiche. Sveglia, prima che sia troppo tardi.