IL CONCORSO esterno in associazione mafiosa è un reato border line, insidioso, a volte difficile da provare, a volte facile da appiccicare sulle spalle di qualcuno. Nel curriculum giudiziario del colosso rosso dell’energia, Cpl Concordia, già squassata da una prima tornata di arresti per tangenti, ora salta fuori anche questo capitolo. Dalle mazzette agli affari con i clan, un brutto passo in avanti. Che poi il castello giudiziario sia provato oppure no, seguendone le tracce e il percorso affiora un intreccio di amicizie, favori, politica inquinata e contiguità con le cosche camorristiche che, almeno sul piano etico e imprenditoriale, è da condanna immediata senza appello. Ma allora la questione morale delle coop rosse? Anche qui come nell’inchiesta di Mafia capitale?
Peggio, forse. A Roma c’era Salvatore Buzzi, ras delle coop sociali, e inventore di una rete di malaffare. Qui ci sono gli intrecci con i clan, affiora un rapporto di lavoro consolidato anche in Emilia fra Cpl e Antonio Piccolo, legato al boss Zagaria. Nessuno sapeva e tutti sapevano. Dunque anche nella galassia coop, accanto a tante aziende solide e oneste, c’è un sistema parallelo che oscilla fra politica e affari che avanza e travolge chiunque pur di conquistare appalti e profitti. E nell’inchiesta Cpl – casalesi spunta pure l’ex senatore Ds Lorenzo Diana con i baffoni da D’Artagnan: una icona antimafia indagato ora per mafia. Ha commesso davvero reati? Si vedrà.

INTANTO certo è che Diana, grande amico dell’eroe antimafia Roberto Saviano, trafficava, «facilitava» rapporti fra la coop e i comuni interessati agli appalti, camminava pericolosamente in bilico fra Cpl e imprenditori vicini ai boss. Su questi legami malsani la politica e le associazioni devono vigilare, controllare, mediare. Per legittima difesa. E’ difficile, si dirà, ma è meglio tentare di farlo prima che le relazioni pericolose costringano i pm ad intervenire. Dalle inchieste su Mose ed Expo, ai centri di accoglienza, alle Grandi opere, alla ’ndrangheta che in Emilia mette le mani sulla ricostruzione post sisma: è la faccia sporca dell’Italia. C’è dunque una questione morale forte che squassa in modo trasversale la credibilità dei partiti e di parte del mondo produttivo. Anche del Pd, e di certe coop, colossi compresi, che gravitano intorno ad esso. E’ il gorgo mortale da cui il Paese deve uscire.