PERCHÉ gli adolescenti si sballano, pensando che si possa fare in modo intelligente e senza rischi? Non esiste una risposta precisa, poiché sono diversi e pericolosamente intrecciati fra di loro i fattori che portano a entrare nel ‘club drug’ di una notte in disco con cocaina , ecstasy o altre diavolerie sintetiche. Nel viaggio fra i «guerrieri della notte» che abbiamo pubblicato ieri i ragazzini insistono, anche dopo aver visto morire Lamberto Lucaccioni al Cocoricò: «Ha sbagliato, se non passi il limite va tutto bene». Sconcertante. Ma il limite esiste e non esiste, è dettato dalle contingenze e dalle condizioni fisiche e mentali. I giovanissimi tendono a cancellare la parola limite dal loro vocabolario psicologico. Così premono l’acceleratore in auto, bevono per ubriacarsi, si drogano con l’Mdma. Li spinge banalmente la curiosità, a volte la noia, la sfida verso sensazioni eccessive, la ribellione ai valori riconosciuti. Ecco perché è difficile difenderli. Non solo i ragazzi che hanno alle spalle storie difficili scivolano nello sballo. Anzi,alla logica del branco e della moda aderiscono tanti che possono contare su famiglie strutturate.
CHE FARE? Non lasciamoli mai soli dal punto di vista affettivo, ma non sarà sufficiente. Serve onestà intellettuale, bisogna parlare di più con loro. Inutile affidarsi solo agli allarmi tipo: con la droga muori, poi il circo in tv premia vallette e showman che ne abusano. Meglio spiegare che la droga può farti secco al primo colpo, ma può anche non uccidere e lasciare conseguenze devastanti. Per tendenza generazionale i ragazzi credono poco ai consigli degli adulti. Eppure poche cose chiare e ripetute possono aiutare. Ma non basta. Il resto deve farlo la comunità. Un viaggio a San Patrignano, e una chiacchierata con i giovani resuscitati dopo la droga andrebbe istituzionalizzato nelle scuole. Gli ospiti di Sanpa raccontano storie di vita e di morte con il linguaggio dei loro coetanei. Poi viene il resto. Chi vende morte va punito in modo spietato. Se fuori dalla discoteca un nostro cronista ha potuto fare il test dell’acquisto di coca, lì va fatta terra bruciata. Se negli stadi le società di calcio si fanno carico della sicurezza con gli steward, anche i locali ingaggino dei «contractor» in aiuto alle forze dell’ordine. E se ragazzi come Lamberto continuano a morire, significa che dobbiamo fare di più.