AL RISTORATORE di Rimini che ha tappezzato la città di manifesti funebri, inserendo perfino una necrologia sul giornale per la morte del proprio cane considerato «un fratello», va il rispetto dovuto a chi ama gli animali. Ma se da lassù concedono mezz’ora di libera uscita al Dogue de Bordeaux ritratto con un elmetto in testa sarebbe un guaio. Ci troveremmo di fronte a un pericoloso ringhio di disapprovazione. E suoi simili che diranno, nel vederlo inserito nella Spoon river degli uomini? Lo derideranno? Probabile. La risposta è lasciata all’immaginazione, ma il buonsenso consiglia di non confondere i ruoli.
La costruzione del mondo concepita dal Creatore (per chi crede) si regge più sulle diversità che sull’uguaglianza fra specie che convivono. Umanizzare gli animali è un errore, come lo sarebbe animalizzare gli uomini. Ma noi possiamo farlo, loro no. Fa sorridere vedere i cani e i gatti con vestitini e altre cianfrusaglie addosso. Dribblando Madre natura a volte gli uomini insistono su un malinteso senso dell’affetto. Così si confondono le idee agli uni e agli altri. Se esistesse il Tribunale degli animali molti umani finirebbero sotto processo. Quelli che li chiamano figli, quelli che mettono la mantellina ai cani, quelli che fanno mangiare il gatto a tavola e gli mettono il bavaglino.

Noi possiamo invece punire severamente, ancora più di quanto accade ora, chi pratica violenze gratuite sugli animali. Una consuetudine ancora troppo diffusa. Osservare, e rispettare la diversità dei comportamenti, degli istinti e delle intelligenze: questa è la via maestra per conoscere le creature che stanno vicino a noi. Loro hanno bisogno, per crescere con equilibrio, che nella propria sfera di vita, o branco, si stabilisca una gerarchia con un leader (noi uomini) e i subalterni (loro) che stabilisca le regole. I cani, soprattutto, hanno percorso la storia con l’uomo. Con lui hanno cacciato, combattuto in guerra, conquistato continenti, sofferto e gioito. Ognuno nella propria orgogliosa diversità. Tra i bestiari medievali dove agli animali venivano attribuiti vizi e virtù e l’opposto della filosofia cartesiana che escludeva sensazioni e sofferenza nella mente delle bestie c’è una via di mezzo. Che possono stabilire col raziocinio solo gli uomini.

Beppe Boni