L’ECLETTICA, esagitata e fin troppo creativa ala movimentista degli antagonisti bolognesi tende ad alzare l’asticella dello scontro pur consapevole che il clima intorno alla tradizionale tolleranza nei loro confronti è cambiato. La riconquista da parte dell’università della storica Aula C, occupata per venticinque anni, i vigilantes armati in ateneo, lo scrollarsi di dosso dell’ovatta da parte della città che per troppo tempo ha liquidato con un’alzata di spalle atteggiamenti arroganti sono una realtà che i «ragazzi terribili» non accettano. Dovranno farsene una ragione. E invece la società bolognese deve avere il coraggio di rinforzare la rotta timidamente imboccata in questi mesi. La legalità non è solo mandare l’esercito in pattuglia al quartiere Bolognina,teatro permanente di furti e rapine, ma è anche ripristinare punti fermi e principi di civiltà nella vita dell’Alma mater, l’università più antica del mondo. E non si tratta di un problema da appaltare solo alle forze dell’ordine. I valori e la fermezza vengono prima delle denunce. Le istituzioni, se sono convinte di completare il lavoro, si facciano sentire. Non deve più accadere che gli scellerati dei movimenti arrivino a mettere un cartello al collo del rettore o interrompano ripetutamente le lezioni del professor Angelo Panebianco accusandolo di essere un filosofo della guerra. Gli aspiranti guerriglieri urbani di Cua e Hobo hanno tirato uova in faccia ai vigilantes e tappezzato di cartelli offensivi le porte degli uffici dei docenti sgraditi.
I segnali che il clima è cambiato non bastano? Se serve maggiore energia è ora di dimostrarlo. La libertà di espressione all’interno dell’ateneo è un valore, dice il rettore. Non è un valore quando diventa inciviltà, violenza prevaricazione. Il drappello degli aspiranti guerriglieri è composto da facce arcinote, molti di loro vantano già un buon curriculum di denunce. Siamo ad un bivio. Nella città che si appresta alla pur scontata maratona elettorale il tema che agita l’umore dei bolognesi è composto da sicurezza e legalità. Se è vero che si respira aria nuova è il momento di far capire a chi continua a non voler capire che è finito il momento di giocare al revival del ’77 e dintorni. Non servono strumenti eccezionali. Ci vuole volontà da parte di chi governa la città e la pazienza di sfogliare attentamente il codice penale.

Beppe Boni