QUALCUNO o qualcosa non è normale. Questo è certo.
Se Bologna, culla dell’università più antica del mondo, nonostante, i progetti, i piani di ordine pubblico, le promesse elettorali e non, rimane ostaggio dei centri sociali allora bisogna fermarsi, contare fino a dieci e capire una volta per tutte dove sta il difetto. Che è evidente e grave. Arriva Matteo Salvini, che pure carica di valore simbolico e provocatorio ogni sua uscita, e per farlo parlare servono cariche della polizia con Piazza Maggiore circondata da camionette e decine di agenti a ogni incrocio. Durante le altre visite sotto le Due Torri, nell’ordine hanno assalito la sua auto spaccando i vetri e bruciato i suoi libri all’interno di una libreria dove erano in vendita. Non ha diritto di parola, secondo anarchici e antagonisti. Nel conto ci mettiamo anche le minacce al professor Angelo Panebianco nell’aula di lezione, le occupazioni di case e di piazza Verdi, da dove ieri è partita la spedizione punitiva. E proprio Piazza Verdi, icona della protesta del ’77 e oggi crocevia dell’antagonismo degli anni Duemila, è stata negata a Salvini.

IL DIBATTITO elettorale è fiacco col sindaco Virginio Merola mediano in campo senza rivali temibili, ma la tensione come si nota è alta. Non accadeva nemmeno negli anni Settanta con il Movimento sociale sempre sotto tiro che una città sia costretta a proteggere in modo così energico un leader politico. Non è normale. Ma se siamo arrivati fin qui, e non solo a Bologna, significa che la situazione è stata lasciata scorrere in modo demenziale. Legalità? Parola buona per gli slogan, ma nei fatti manca per le situazioni più impegnative. Di chi è la colpa? Nessuno ovviamente alza la mano. Le responsabilità sono diffuse fra politica e Giustizia. Le inchieste contro anarchici e antagonisti in Tribunale finiscono sempre in modo morbido, le occupazioni di case e le incursioni all’università sono state a lungo tollerate. È così che i «piccoli antagonisti crescono» e si muovono nell’impunità. Tanto non succede nulla. Matteo Salvini, vecchia volpe, non si fa certo spaventare dal boicottaggio bolognese. Anzi è una operazione di marketing a suo favore. Bologna, ma un po’ tutta l’ Italia intollerante, deve decidere da che parte stare e dimostrare a se stessa che, per dirla con cardinal Biffi, sarà anche sazia ma non disperata.

Beppe Boni