L'ora di Religione

“Razionale”

Nel presentare l'accordo sul nucleare in Iran, il Presidente Obama ha parlato di scelte e responsabilità “razionali”. Aveva parlato anche di “razionalità” con la Russia per l'Ucraina. Ci sono ritornate in mente alcune parole che il patriarca copto Tawadros II ha pronunciato a Firenze in occasione del Festival delle Religioni, quando evocando la forza dei processi educativi invocava lo “spazio per un pensiero razionale”, laddove razionalità è soprattutto ragionevolezza, tornare al concreto levandosi le lenti di ogni pregiudizio. Se la terminologia è usata a diverse latitudini esprime una necessità significativa. Il discorso sembra ovvio, ma le cose cambiano quando si prova a leggere il presente. La corsa individualista in Occidente ma anche altrove più che scelte razionali ha costruito geometrie, anche ben pensate, per aumentare la propria autosufficienza e, in definitiva, il proprio egoismo. E' qualcosa che ha molto a che fare con la disponibilità di denaro (ecco perché qui come altrove). Su questo crinale, per molti versi, si sta costruendo in modo un po' miope la prospettiva europea e il banco di prova sulla Grecia, francamente, non è stato un bel vedere. Si ripropone sempre un rischio di “congedo dalla storia”, come rilevò con efficacia Benedetto XVI. Il congedo sta nel mantenimento di sé senza sentire le ferite degli altri, anche di quelli di casa propria, i vicini o i dirimpettai (ma alla fine a che serve questo discorso? Siamo o no, quando ci conviene,  nel villaggio globale?). Dalla nostra Europa viene anche molta violenza. Potremmo parlare dell'industria delle armi, ma concentriamoci su un altro aspetto. Mentre assistiamo a un fenomeno, ancora da decifrare in modo serio e compiuto, che è il fondamentalismo in aree del mondo sensibili e percorse da atrocità su larga scala fin dalla seconda metà degli anni Settanta, colpisce come vi sia una corsa di non pochi giovani, dal nord dell'Europa – Belgio in particolare – verso la jihad dell'Isis. Come vengono influenzati? Come vengono intercettati? Perché proprio dai Paesi più ricchi nasce questa corsa all'esplosione? Cosa è mancato nella formazione di europei contabilizzati, respinti dal lavoro, eppure esaltati dalla vulgata di affermare se stessi?
Tawadros proponeva una lettura del mondo in termini generali molto suggestivi: l'Oriente come grande tempio, l'Occidente come laboratorio in cui sono nate le scienze, mentre “in Medio Oriente ci troviamo a metà strada” tra estremismo e ripetuti atti di terrorismo. Ma forse lo scenario è frutto di contaminazione e non a caso il patriarca copto osservava come l'Occidente esprimerebbe terrorismo intellettuale, mentre l'Oriente il terrorismo delle uccisioni.
Quale può essere una scelta per mettere in scacco questa separazione foriera di divisioni e di morte? Quella che sembra convenire di meno: una scelta disarmata di vita quotidiana. Tawadros parlava della scelta di fare pace con tutti, di avere un rapporto con Papa Francesco, di incontrarsi continuativamente con il Grande Imam di Al-Azhar Al-Tayyeb nella 'Family House' creata insieme nel 2010. Dunque tre direzioni da prendere: un “discorso religioso illuminato” che dissocia la fede dalla violenza (in Occidente da quella forma di violenza che è la preservazione di sé contro gli altri, anche nella forma dell'indifferenza); confermare ed esaltare il valore della differenza per fare recuperare all'essere umano la sua capacità di stare con gli altri; irrobustire in senso democratico il processo educativo. E' una strada molto “razionale”.

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