Due generazioni
Non c’è futuro senza memoria e ‘spirito di Assisi' vuole dire anche non dimenticare. Una sua declinazione è la memoria della Shoah. Meir Lau, rabbino capo d’Israele tra il 1993 e il 2003, oggi rabbino capo di Tel Aviv e presidente dello Yad Vashem - l memoriale che raccoglie nomi, testimonianze, immagini del genocidio - ha partecipato al meeting 'Sete di pace' della Comunità di Sant'Egidio incontrando a Santa Maria degli Angeli 250 studenti per portare loro la sua testimonianza come sopravvissuto alla Shoah: una generazione che può ancora raccontare e un'altra che è l'ultima a potere ascoltare la viva voce dei testimoni. Nato in Polonia nel 1937, quando uscì dal lager di Buchenwald, Lau aveva quasi otto anni. Dei 47 bambini della sua famiglia si erano salvati solo in cinque, tra cui lui. Lau, che ha quasi 80 anni e ha rievocato la sua amicizia con Giovanni Paolo II, ha ora tanti nipoti: “La mia vendetta è il futuro”, ha detto agli studenti: “Studiate la storia: se non si conosce il proprio passato non si può conoscere il proprio futuro. Ricordate sempre che anche gli altri hanno diritto di vivere”. Hitler poté avviare la “soluzione finale” dopo aver saggiato l’indifferenza del mondo e il silenzio di fronte alle persecuzioni. La pace inizia in casa, “nel dialogo tra il padre e la madre, nel loro rapporto, nel modo in cui una famiglia si relaziona con gli anziani. Comportatevi bene, siate gentili, non egoisti, ricordatevi che esiste l’altro. Questo è stato il crimine del primo assassino, Caino, che voleva tutto. Non c’era per lui un fratello ma un concorrente, un avversario”.