Un angelo per riaprire gli occhi alle talpe
Forse solo il Natale dei disarmati può aprire gli occhi, suscitare una visione, una comprensione di lungo periodo. Il pensiero breve, la riconoscenza breve (è il tema di un bel saggio di Duccio Demetrio), rendono talpe, ma con la presunzione di avere capito tutto, di sapere come va il mondo.
'Nel regno della talpa' di Eraldo Garello (edito da Ladolfi) è un romanzo urticante, che accompagna nel tempo la riflessione senza farsi dimenticare.
L'autore traduce in termini narrativi un'analisi maturata in tanti anni di studio dei miti e dell'antropologia.
Il romanzo racconta un tentativo di vendetta condotto lungo pochi giorni da Alain, ex legionario ed estremista di destra, che agli inizi degli anni '70 si reca a Vienna per portare alle estreme conseguenze tutto il rancore suprematista e, nel suo caso, anticomunista contro Fidel Castro, atteso nella capitale austriaca per un incontro dei Paesi non allineati..
I giorni della vendetta di Alain Renoir esprimono il lucido delirio di chi, in presenza di un termine ultimo (ultimo appunto, non penultimo come speriamo sia la morte prima della nascita a una nuova vita) intende investire un simbolo per cancellarlo e sublimare se stesso.
L'estremismo di destra è una forma di radicalismo individualista che fa parte della nostra storia e della storia sì mitteleuropea ma anche della laicitè francese, che chiude gli occhi con facilità sul nazionalismo e sul razzismo culturale in cui sconfina la sua applicazione. La Legione straniera, la vicenda algerina, sono espressive proprio di questo aspetto che invece in Francia, tanto a destra che a sinistra, si legge in chiave tautologica e autoassolutiva, talvolta con una superficialità disarmante.
Il nazionalismo è una forma razzista di risentimento, dietro l'apparenza della comunità nazionale, e ha in sé una tendenza stragista. Attraverso Alain, Garello ne svela la falsità ma anche le origini. Alain sa che i veramente buoni non si fanno ingannare – è una frase che si staglia nel suo lucido delirio - e che sono più forti di lui e sembra avere un momento di resipiscenza e commozione solo di fronte a un ragazzo ridotto all'estrema sudditanza e che gli ricorda quello che stava diventando lui da adolescente.
Nel romanzo, speculare alla figura di Alain, è quella del suo angelo inquisitore che si manifesta in alcune occasioni, come compagnatore sul treno, in un albergo e poi alla fine, quando Alain ha consegnato se stesso, in modo definitivo, a un destino di talpa, che dalla guerra d'Algeria scava nel sottosuolo delle torture ma è cieco.
Garello ricostruisce la genesi di quei comportamenti che si strutturano nel tempo fino a condurre la persona sulla soglia della “border line”, ma non esclude che vi sia la possibilità di individuare le leve per suscitare una conversione, un ripensamento.