L'ora di Religione

Un collirio da Abu Dhabi

Il 'Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune' firmato da Papa Francesco ed Ahmed Al-Tayyeb ad Abu Dhabi è da recepire in profondità. E' frutto di una convergenza umana e spirituale tra due credenti preoccupati – e molto – per le sorti dei popoli e soprattutto di coloro che, tra di essi, sono scartati, vittime di quella “terza guerra mondiale a pezzi” che Francesco ha efficacemente sintetizzato in un'espressione ora adottata anche dal Grande Imam di Al-Azhar. Già a Firenze, nel 2015, Al-Tayyeb nel primo degli incontri 'Oriente e Occidente: dialoghi di civiltà' promossi dalla Comunità di Sant'Egidio aveva espresso il timore che se la crisi mondiale “dovesse proseguire il suo corso, sarà l’umanità tutta a pagarne il prezzo con guerre, distruzione, arretratezza e spargimenti di sangue, forse in una misura superiore a quella dei due conflitti mondiali della prima metà dell’ultimo secolo, come conseguenza dello sviluppo inarrestabile di nuove armi distruttive...”. E' uno dei temi che sono stati approfonditi. Francesco e Tayyeb parlano spesso, nel Documento, di miopia, di visioni miopi: non si riesce a mettere a fuoco perché non lo si vuole a tanti livelli. Non è casuale che venga stigmatizzata la corsa agli armamenti per la quale si sta prefigurando un'altra pericolosa crescita (“si accumulano armi e munizioni, in una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi”).

E' una miopia voluta, alla quale fa da contraltare la cecità di gente indebolita e di chi, armato, dà sfogo a sentimenti di distruzione e autodistruzione. Anche sotto questo profilo il documento è un collirio che consente - nel tempo di una globalizzazione che travolge schemi prefissati, anche geopolitici - di distinguere e dare un nome alle cose (dalle armi alla famiglia alla condizione della donna al significato di fede e dialogo) e di farlo – e questo è il tratto storico, la svolta – da cattolici e musulmani insieme, attraverso la guida della Chiesa e il grande Imam di Al-Azhar che presiede al Cairo l'università islamica di Al-Azhar ed è la più autorevole personalità dell'Islam sunnita.

Alle spalle del documento di Abu Dhabi vi è un lavorìo – un artigianato, direbbe Francesco – di tanti credenti, cattolici e musulmani che hanno dato vita alla prima visita in assoluto di un pontefice nella penisola arabica e reso possibile una liturgia per i centinaia di migliaia di cattolici che lì vivono e lavorano. E' una storia che non si può riassumere in poche righe ma che ha un punto di decisione importante ne 'La nostra aetate' del Concilio e nella preghiera di Assisi voluta da Papa Wojtyla nel 1986, il cui “spirito” è stato diffuso lungo nuove tappe. Le preghiere per la pace e i dialoghi 'Oriente e Occidente' promossi dalla Comunità di Sant'Egidio – la prima volta a Firenze nel 2015 – come anche i meeting sulle città del Mediterraneo 'Medì' a Livorno hanno segnato tappe di avvicinamento decisive non solo sul piano culturale, ma personale. Fu nella Città del Fiore che Al-Tayyeb parlò di una “piattaforma comune in grado di contribuire all'avvio di un avvicinamento tra le due civiltà per un rafforzamento dei principi di democrazia, di libertà e del diritto dell'essere umano”. Quella piattaforma ora c'è.

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