Il “massimo comune multiplo”
Non è facile nelle giornate muoversi in modo non istintivo, non comandato dalle comunicazioni brevi, così radicate ormai nell'uso comune, come un interruttore che accende l'interesse istantaneo per l'ultima cosa che arriva. Ogni giorno, in ogni tempo, è necessaria una nuova comprensione delle cose. Molto dobbiamo perseverare ed essere pazienti per vincere la forza maleducata, eppure così ordinaria, delle abitudini. Non basta avere capito qualcosa – che è più spesso credere di avere capito - ma avere quella cura, quella capacità di sosta e di ascolto che è una scelta. Tutti dobbiamo in media programmare la giornata per non vivere nell'inerzia ma spesso è come comandata dall'idea di mettere le cose a posto per sé.
La memoria e la sensibilità ai feriti della vita diventa un esercizio decisivo, un antidoto alla logica istantanea di una cosa dopo l'altra, che alla fine rende indifferenti e distratti. Qui si colloca il rischio di cadere nel fiume carsico delle piccole ingiustizie sommate l'una all'altra, che finiscono per alimentare una grande corrente.
L'apostolo Paolo utilizza un'espressione rivolgendosi agli efesini convocati a Mileto: "Essere innocenti del sangue di tutti". Fa pensare all'urgenza di fare ascoltare ciò che è buono, che viene da Dio, che non provoca sangue. Si fa guerra perché non si ascolta Dio che dice: "Non uccidere".
Nella lettera di Giacomo si stigmatizza l' “ascoltatore smemorato”, che non finirà per vivere quella che che viene definita “una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre... soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo".
E' una sorta di minimo comune multiplo o di massimo comun divisore, o per effetto dei miracoli possibili a chi ha fiducia, un massimo comune da moltiplicare ovunque.