AI: è intelligente ma non “sente”
In fondo la discussione sull’intelligenza artificiale è sull’idea che l’uomo possa essere sostituito dalla macchina quasi essa fosse un essere cosciente. Ebbene intelligenza e coscienza coincidono solo nell’uomo. Anche le piante sono intelligenti e sviluppano reazioni di adattamento. Le macchine alla fine sono programmate per l’esercizio di funzioni sempre più articolare e superiori. Il vero punto, come è emerso a Berlino, in un confronto su Opportunità e rischi nell'era dell'intelligenza artificiale, nell’ambito dell’incontro internazionale di Sant’Egidio ‘L’audacia della pace’, è come regolarne l’uso secondo un’etica e un patto siglati al livello più alto e condiviso: così come è accaduto alla Conferenza di Parigi per il clima o avviene al G7. Intanto il prossimo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2024 ha per titolo “Intelligenze artificiali e Pace”.
Al confronto nella capitale tedesca hanno preso parte Oded Wiener, del Gran Rabbinato di Israele; Paolo Benanti, docente di Etica delle tecnologie della Pontificia Università Gregoriana; Hmida Ennaifer, della Accademia tunisina delle Scienze, delle lettere e delle arti; Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la vita. Se da una parte c’è il problema di una convergenza tra i diversi attori geopolitici, dall’altra l’input, nel bene e nel male, viene sempre dall’essere umano. In sé la funzionalità dell’intelligenza artificiale risponde anche a esigenze utili, purché siano governate sulla base di criteri specifici.
La Pontificia Accademia per la Vita ha riunito leader religiosi, politici, accademici e manager delle tech companies e dall’incontro è scaturito l’appello “Rome Call for AI Ethics”, proposto in Vaticano il 28 febbraio 2020. Ebrei e musulmani l’hanno firmato a gennaio, nel prossimo luglio a Hiroshima lo faranno anche i leader delle altre grandi religioni mondiali. Mentre stanno aderendo centinaia di Università, anche le associazioni di categoria come Confindustria in Italia e a livello continentale, hanno manifestato interesse per accogliere il documento, con il quale, chi firma si impegna a seguire sei principi fondamentali: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità e sicurezza. Si prepara così, sottolinea Vincenzo Paglia, la strada per lo sviluppo di “una sensibilità etica, pedagogica e giuridica perché le nuove tecnologie siano al servizio dello sviluppo umano". “Dal tempo della clava, utensile e arma al tempo stesso – ha spiegato Benanti – la tecnologia è un mezzo per scopi diversi. La novità dell’AI è che, per la prima volta, la macchina può indicare anche i mezzi”. “È convinzione comune delle religioni abramitiche – dice Oded Wiener del Gran Rabbinato di Israele – che la regolamentazione apportata non sia sufficiente: maggiore trasparenza permetterebbe di promuovere le opportunità e prevenire i rischi”. Anche la riflessione in ambito islamico, secondo il teologo tunisino Ennaifer Hmida, considera che “la macchina non va fermata, ma va regolamentata”, senza cedere alla dittatura mediata dalla tecnica.