A San Remo la voce dei naufraghi
Le interpretazioni che Mahmood (con i Tenores di Bitti) e Ghali (con Ratchopper) hanno fatto a San Remo rispettivamente di 'Come è profondo il mare' di Lucio Dalla e de 'L'italiano' di Toto Cutugno sono state toccanti. C'è da domandarsi perché. Senz'altro conta la bravura e l'intensità del loro coinvolgimento, che evidenzia una bella crescita artistica, ma c'è qualcosa di più. Il loro canto è stato un messaggio, fatto da quelli che sono a tutti gli effetti nuovi italiani e che, buon per loro e per noi, al contrario di altri non hanno fatto naufragio. Il mare di Dalla prefigurava forse più l'elegia dell'acqua ferita dall'incuria degli uomini (in una parola l'emergenza ambientale), mentre il ritornello assunto da Ghali in forma di eco dolente (“Sono un italiano vero”) e senza il canto delle strofe di una delle hit internazionali più famose dal marchio tricolore, sembrava venire dalle imbarcazioni che si perdono tra le onde. Per una certa associazione di idee veniva da pensare a una canzone poco nota di Springsteen: “Swallowed Up (In the belly of the whale” (“Inghiottiti. Nel ventre della balena”): “Mi sono addormentato su un mare scuro e stellato / con nient'altro addosso che la misericordia di Dio”.