L'ora di Religione

Luzi, “ciascuno scrive la sua poesia”

Si apre il centenario dalla nascita del grande poeta. Un giallo “filologico” tra lui e l’incisore Carlo Carosso, risolto da Marco Marchi. Le iniziative: in Palazzo Vecchio, al Suc Le Murate e l’omaggio straordinario di Ugo De Vita in Palazzo Medici Riccardi

Con Mario Luzi, dovevano essersi conosciuti nel 1986, a San Miniato, dove Firenze capitale della cultura ospitava il Congresso mondiale dei poeti e dove l'incisore Carlo Carosso (1953-2007) presentava ed esponeva la raccolta 'Contraccambio', lavoro a quattro mani: le due sue per le incisioni e quelle di Yiannis Ritsos (1909-1990) per le poesie. Un connubio felice quello tra Carosso e Ritsos, diversi per generazione, mediterranei per carattere e e vocati alla cura della democrazia (che per Ritsos significò inimicizia del regime dei Colonnelli). Carosso era astigiano, di padre italiano e di madre greca. Stava di casa dall'una e dall'altra parte delle sue patrie e amava dipingere, scolpire, misurarsi con le parole degli altri, con una scanzonatezza che lo portava a una certa ritrosia verso gli autocelebrativi. A volte, forse, esagerava, ma per passione e simpatia: “Luzi? Un fratello”. Mario Luzi (1914-2005) non mancava d'apertura nelle amicizie, tutt'altro. Ma era anche un altro temperamento, però con Carosso si trovava. Forse perché era a suo agio con la sua arte, con quei colori solari anche in paesaggi solitudinari, così come con altri artisti, Ernesto Piccolo (1936) ad esempio, mediterraneo e fiorentino al tempo stesso, cui aveva affidato le sue poesie perchè ne ricavasse 'Suggestioni' esposte nel 1975. Difficile in questo momento rintracciare il frutto dell'amicizia artistica tra Luzi e Carosso. Negli anni anni Novanta Carosso aveva chiesto a Luzi un paio di testi per poterli illustrare. Nella bibliografia di Carosso, tuttavia, non si trova traccia dell'esposizione, mentre invece sono state rintracciate le due poesie che Luzi inviò a Carosso, rigorosamente scritte a macchina. Ecco il primo:

 

Memoria della memoria-

Deve

in qualcuno dei mortali

esistere

una traccia di me -

mi parve dire

nella sua

tutta incavata

non consunta

divinità

una Persefone

in lei che mi vendeva anemoni.

Vibrò tutta

nei suoi persi colori

Roma quasi notturna

ma prima

ebbe la donna

(o l'essere) un suo brivido,

passò

nei suoi occhi marini

una luce di frumento

e io

rifluito ai padri

e ai padri

dei padri

prima della loro nascita

e ai germi

umani e non umani

sospesi nell'indiviso tempo...

 

 

Ne ebbi felicità o sgomento”

 

E il secondo:

 

E ora chi sono questi che lo chiamano

alla festa mattutina

dell'acqua

e della trasparenza

stillando azzurro

dal madido

delle loro membra,

celati

dentro i loro

umidi riflessi

e non sembrano

né liquidi né saldi

né uomini né angeli -

sono vivi o morti

costoro che lo assolvono

da ogni opacità

e lo vogliono consimile

in quella loro leggerezza

in seno all'elemento,

acqua, aria

non acqua ed aria

ma tempo,

non tempo, vita,

non vita o morte, ma essenza

continuità...”

 

Ugo De Vita, autore, regista e interprete, e amico filiale di Luzi, esamina i testi. “I testi – spiega - sono singolari ma non possono definirsi inediti. Non licenziati dall’autore, ma da lui ricopiati li collocherei tra il 99 e il 2002 dunque tra "Sottospecie umana" e "Dottrina dell'estremo principiante".

Sono su due fogli distinti e presentano testi in pulito che certamente, “critici autorevoli tra quanti furono vicini a Mario Luzi (penso a Marchi, a Quiriconi, a Verdino) avrebbero modo di osservare e analizzare più acutamente”.

Per una serie di elementi filologici “mi pare non si debbano considerare un testo poetico completo. Trattasi più verosimilmente di due frammenti scritti di getto o ripresi o anche costruiti ex novo che rispondono al lessico luziano, dell'ultimo Luzi, e ne riportano frasi, direi locuzioni poetiche”.
In particolare De Vita indica due discrepanze, ad esempio sull'uso del sostantivo "sgomento" su cui “molto si è dibattuto e su cui pure Mario amava tornare. Il termine, caro a Cavalcanti, usato reiteratamente da quest'ultimo, viene ripreso nelle sue liriche da Mario Luzi un'unica volta e mai abusato, come pure l'intuizione del contrasto 'vita-morte' difficilmente sarebbe stata così diretta (vedi la chiosa 'Vita o morte') in una stesura definitiva”.

Quale il grado di approvazione al testo, da parte dell'autore, “non è dato sapere, tuttavia certamente egli volle assegnare attraverso il dattiloscritto una adesione al progetto di Carosso senza interesse o fine; questo viene ad accrescere la ammirazione per Luzi, come a dire che le arti di chiamano e richiamano all'uomo, attraverso il sentire in accordo e consonanza, per un appuntamento che poi non si ebbe a verificare ma entrambi ebbero occasione di desiderare".

Il problema è risolto dal Prof. Marco Marchi: “Si tratta di due testi confluiti nella raccolta del 1990, edita da Garzanti, Frasi e incisi di un canto salutare. Appartenenti all’ultima produzione di Luzi, dunque, ma anteriori alla datazione presunta di De Vita. Il primo, così come trascritto nell’articolo, manca del conclusivo v. 31, che recita “o è vano, vano quel discernimento?”.

E a proposito di discernimento De Vita, regista e attore, ha terminato da poco il libro 'Ora ben altro è il prato', per i Quaderni del Manto, con il quale ripercorre l'amicizia con Mario Luzi, ne riporta tratti e suggerimenti, considerazioni folgoranti: “Sosteneva che la parte migliore della società era quella rappresentata dal mondo del volontariato e avrebbe finito per avere sopravvento sulla politica”.

Nell’ultimo periodo della sua vita Luzi non aveva remore ad essere “un uomo 'di parte', cioe’ un intellettuale libero e un poeta che aveva maturato 'in tempo di barbarie' una formidabile tensione civile”.

C'è tanto da scavare, da ricostruire, da fare riemergere. De Vita, ad esempio, ha da parte un centinaio tra cd, dvd, vhs, che documentano incontri con Luzi, che sarebbero dovuti diventare un film. Da una piccola parte di essi, sono stati tratti due prodotti per la Rai. Ma il materiale inedito, da trascrivere, presenta situazioni e parole che arriscono la conoscenza di Luzi, come in un incontro nel quale De Vita gli gira le domande dei suoi allievi germinate su un verso di una sua poesia: “Mondo in ansia di nascere”. Risponde tra l'altro Luzi: "Ciascuno legge la sua poesia, se ne appropria, e non la lascia, la ripone in un angolo della mente, la scriverà incessantemente ogni volta che la riprenderà tra le mani”.

L'impronta di questi incontri si rintraccia anche nell'omaggio al poeta che venerdì 28 febbraio Ugo De Vita intepreterà, alle 16.30, nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi, intitolato 'Anima e Destino'. L'incontro in Sala Giordano è promosso e patrocinato dalla Provincia di Firenze, dalle associazioni Sguardo e Sogno e Pen Club e dal Ministero dei Beni e delle attività culturali.

La mattina alle 10, in Palazzo Vecchio, la premiazione del concorso giovanile 'Firenze per Mario Luzi' nel Salone dei Duecento, promosso dall'assessorato all'educazione del Comune di Firenze in collaborazione con La Nazione. Nell'occasione, relazione del professor Marco Marchi, docente dell'Università degli Studi di Firenze, dal titolo "Luzi, nocchiero al nostro fianco".

Alle 17.30, presso il Suc Le Murate di Firenze, la proiezione di 'In Toscana. Un viaggio in versi con Mario Luzi': documentario di Marco Marchi , regia di Antonio Bartoli e Silvia Folchi.   Voce recitante di Francesco Manetti. Musica di Francesco Oliveto. Su iniziativa del Gabinetto Vieusseux, Marchi terrà una prolusione dal titolo 'Cent'anni di Mario Luzi'. Interviene Gloria Manghetti, direttrice del Gabinetto Vieusseux. Coordina Massimo Cervelli, Regione Toscana. Il quattro marzo celebrazione solenne di Luzi in Senato.

Intanto da giovedì 20 febbraio a lunedì 17 marzo 2014 alla biblioteca di Scandicci, ciclo di incontri per rendere omaggio a Luzi. Gli incontri sono tenuti dalla poetessa Caterina Trombetti. L’ingresso è gratuito per chi possiede ICArd (acquistabile in biblioteca).

 

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